Sono qui da pochi giorni, dopo il primo giro esplorativo di due mesi fa e devo dire che l’impressione avuta la prima volta è stata pienamente confermata da questa seconda visita. Nelle campagne la vita è paragonabile a quella dei nostri bisnonni, con l’aggravante che loro avevano davanti un futuro da sognare, speranze concrete di miglioramento per i loro figli e intorno persone che vivevano più o meno come loro e quindi ben pochi motivi per invidiare o essere invidiati.Qui la caduta del comunismo ha lasciato delle persone disabituate all’autodeterminazione, incapaci di iniziativa e di reazioni e private anche di quel minimo vitale che il regime assicurava da una parte e dall’altra una classe dirigente corrotta, dispotica e spesso mafiosa che non è nemmeno più costretta dal regime a distribuire ai poveri almeno una parte dei suoi lauti guadagni. Di qui la tentazione, da parte di molti, di un ritorno al comunismo, che non sarebbe più nè possibile nè auspicabile. E quindi le guerre civili e le rivolte. I più intraprendenti, i giovani, quelli che hanno studiato emigrano, togliendo così al paese la linfa vitale. Quelli che sono qui o vivono di ciò che viene loro inviato dai parenti all’estero, o sopravvivono a stento, senza lavoro o con lavori retribuiti malissimo, nella fame, nella miseria anche morale (l’alcolismo è diffusissimo) nell’ignoranza e nel totale disinteresse delle autorità.Vi mando una foto che si potrebbe assumere a simbolo della Moldova: una bimba bellissima (la terra moldava è meravigliosamente fertile) lasciata nella miseria, nell’incuria, nella solitudine, nel disfacimento di tutto ciò che un tempo era funzionante.