Diario di una volontaria Namaste: la tristezza di P.


Sono in India da appena due settimane, ma qui ci vuole poco per fare l’abitudine a certe cose. Ai sorrisi un po’ sdentati delle famiglie e dei bambini che incontriamo, al costante suono dei clacson, all’intervallarsi di mucche e risciò per le strade. E, purtroppo, ci si abitua anche a cose a cui non vorresti mai abituarti: ai tetti improvvisati delle case, ai letti senza materasso in cui dormono troppe persone, agli sguardi tristi di alcuni bambini.

“Abituarsi” non è però, in questo caso, il termine giusto: semplicemente non sono più cose che ti sorprendono. La missione di Namaste, con cui si avvicina e interviene in queste situazioni non è però di prenderne atto e di appurare che non sia una situazione diversa da tante altre qui.

Lo scopo dell’azione di Namaste e dei volontari è di fare in modo che queste situazioni non siano la normalità, è di cambiare per quanto possibile il destino di questi bambini e di queste famiglie, nonostante sembri essere già scritto. I bambini sostenuti a distanza di cui si occupa Namaste sono tanti, e nelle visite che abbiamo fatto in questi giorni abbiamo potuto vedere casi molto diversi: tanti bambini, che grazie al sostegno dei loro sponsor e di Namaste hanno potuto migliorare drasticamente la loro vita, ma anche bambini che in questo momento hanno bisogno di un aiuto in più per migliorare le condizioni abitative o per uscire da una situazione familiare difficile. Bambini con occhi felici e pieni di riconoscenza, e bambini con occhi tristi e spaventati.

P. e P., il fratello e la sorella che abbiamo visitato oggi, rientrano purtroppo nella seconda categoria. Vivono con la mamma e la sorella più grande, con un cane e con troppi gatti che non riescono a mandare via dalla cucina. Il padre ha abbandonato la famiglia, senza lasciare grandi rimpianti dato il comportamento violento e aggressivo che aveva nei confronti della moglie e dei figli.

P. e P., esili e con occhi giganti, dimostrano meno anni di quelli che hanno: sembrano bambini rispetto ai 13enni e ai 14enni che sono abituata a vedere fuori dalle scuole medie di Bologna. Oggi li abbiamo incontrati per valutare la loro situazione e i possibili interventi: ad oggi, nessuno dei due bambini è sostenuto a distanza e la famiglia si mantiene con il solo stipendio della madre, che è di circa 35€ al mese. I soldi non sono quindi sufficienti per permettere ai bambini di avere un’alimentazione adeguata e di seguire i corsi di tuition (doposcuola) necessari per ottenere buoni risultati a scuola. La situazione era visibilmente drammatica, fratello e sorella si nascondevano dietro la madre, guardando un po’ dubbiosi e un po’ spaventati i tre ospiti sconosciuti. La bambina ha accennato pochissimi sorrisi durante la nostra visita. Quello che più assomigliava a un sorriso è spuntato sul suo volto mentre ci salutavamo, con la promessa che avremmo fatto per loro il massimo che avremmo potuto. Penso che P., in qualche modo, sappia che sarà così. E quando ci ha salutati i suoi occhi non erano più spaventati, ma speranzosi.

Non so cosa speri P. per il suo futuro, non se vuole diventare maestra, poliziotta, psicologa o estetista. Io spero che abbia la possibilità di crescere al meglio delle sue potenzialità, e che sia felice.

E, come lei, so che Namaste farà il possibile perché sia così.

Matilde Galli
Volontaria Namaste