Diario di una volontaria Namaste: la mia esperienza in India


L’esperienza a Namaste nasce da una foto appesa nell’aula docenti della scuola in cui lavoro a Bologna.
Nella foto, una mia collega sorride indicando la scritta Namaste.

A partire da quella foto, prima notata di sfuggita, poi scrutata con sempre maggior attenzione, ho scoperto l’esistenza di questa realtà proprio al momento giusto. A volte succede.

E così, accompagnata da un’amica fidata e affine, sono partita per tornare in India: per me era la seconda volta.

È difficile raccontare la ricchezza dell’esperienza fatta

Sicuramente posso iniziare dicendo che non ci siamo rilassate! La nostra presenza presso l’associazione è stata infatti vissuta da tutti come preziosa e per questo lo staff di Namaste ci ha “spremute” quanto più possibile, ma devo ammettere che ci siamo fatte spremere con gioia!

L’attività quotidiana consisteva nell’incontrare – ad un ritmo davvero sostenuto e in un turbinio continuo di luoghi e persone diversi – le varie realtà gestite da Namaste e nel redigere subito dopo i relativi report da mandare in Italia, in parte all’associazione stessa, in parte agli sponsor impegnati nell’adozione a distanza.

In particolare, le visite erano rivolte alle numerose nursery (scuole materne), i tuition (doposcuola pomeridiani), le famiglie supportate a distanza dai donatori italiani, che incontravamo facendo quotidiane visite domiciliari, e le case famiglia. A tal proposito, penso sia stata estremamente significativa la quasi convivenza con i bambini e le bambine delle tre case famiglia situate in prossimità della sede dell’associazione, che ha dato alla nostra permanenza quel sapore di casa e quell’atmosfera calda e affettuosa che solo i bambini, la cui presenza ha una qualità tutta speciale, sanno dare.

Occhi raggianti e sorrisi luminosi

E nonostante possa suonare retorico, dirò che i loro occhi raggianti e i loro sorrisi luminosi sono uno dei ricordi visivi più nitidi nella mia collezione personale.

Se poi siamo riuscite a tornare vive dalle nostre successive scorribande indiane, lo dobbiamo soprattutto a loro: i numeri dall’1 al 10 che ci hanno insegnato in malayalam, sono una special skill che ci siamo potute giocare per tutto il viaggio.

Tornando a noi, questi numerosi incontri e visite hanno scandito e ritmato le nostre giornate, dandoci l’incredibile possibilità di conoscere dal basso la realtà sociale del territorio, aiutandoci a superare iniziali diffidenze e paure, che spesso il rapporto con la diversità porta con sé, e permettendoci di proseguire il nostro viaggio in India con una confidenza e un’intimità verso le persone, gli odori, i luoghi e i colori, che altrimenti avremmo conquistato molto più a fatica e con tempi assai più dilatati, poiché l’India, in tutto il suo splendore, sa anche essere alquanto ostica.

I nostri ospiti indiani sono stati in questo senso davvero preziosi

Sono stati loro la nostra guida in questa avventura, quelli che ci hanno dato un irreversibile imprinting da ogni punto di vista: relazionale, organizzativo, culinario e persino in rapporto a come si fa shopping in India! In particolare Vinod, Rama, Sashikala, Grishma e Hari sono stati per noi riferimenti insostituibili.
A loro rivolgo un ringraziamento davvero speciale.

Un’immensa ricchezza

Arrivata a questo punto, confermo quanto anticipato: è davvero complicato e soprattutto riduttivo sintetizzare in poche righe la portata di questa esperienza e il significato che ha avuto per me in questo particolare momento di vita. Credo però che tra le mille cose che ho riportato a casa, oltre all’immensa ricchezza degli incontri e dei rapporti umani stretti e al bagno di scoperte fatte in praticamente ogni ambito, ci sia senza dubbio l’enorme stimolo ad accogliere senza giudizio la complessità, che porta in sé l’alterità, a stupirsene senza paura, assumendo una postura di silenziosa e attenta osservazione del mondo fuori di noi e a compiere un’opera di decentramento, solo apparentemente culturale e in realtà esistenziale.

Nel decentrarsi, si scopre che in realtà dentro c’è molto più spazio di quello che pensavamo e, come un palloncino pieno d’aria che si innalza, quello spazio permette di sentirsi più leggeri e di ampliare il proprio orizzonte, cambiando continuamente punto divista.

Nella mia esperienza, se l’India e gli indiani hanno un potere è proprio questo: quello di creare spazio.

Francesca Solinas

Ottobre 2023