I bambini di Namaste


giuseppe tangorraQuesta mia vuole essere una forma di aiuto, di ringraziamento e di racconto. Attraverso questo reportage fotografico a colori racconterò infatti un viaggio dentro le storie di diversi bambini seguiti dalla onlus “Namaste onore a te” operante nel Sud dell’India.
Diverse sono state le emozioni, a volte forti e contrastanti, a volte costruite sui loro sorrisi, provate durante queste visite. Per ognuno di loro racconterò un piccolo estratto della loro vita e come siamo arrivati da loro, con tutto quello che ho provato.
E’ stata una opportunità incredibile di conoscere la vera realtà di queste famiglie, di questi bambini. Momenti unici, unici come questi bambini, come i loro occhi e le loro storie che ora condivido con voi!
Giuseppe Tangorra
www.giuseppetangorra.com
Luglio 2016

 

tangorra-ritratti-d.t.D. T.
Raggiungere casa di questa ragazza non è stato semplice e l’impresa compiuta per arrivarci, una salita impressionante, è valsa uno splendido paesaggio, ma oltre questo qui non c’è molto altro! Lei e la sua famiglia vivono nella casa di sua zia situata nel villaggio Thekkada. Questa casa è costruita di mattoni di fango e il tetto è fatto con foglie di cocco. Ultimamente hanno ricevuto in dono un telo blu che copre il tetto durante i monsoni e durante l’attacco “dispettoso” delle scimmie di notte. Il papà ha abbandonato la famiglia 11 anni fa e lei vive con la nonna e sua sorella oltre naturalmente a sua mamma che lavora in una fabbrica di anacardi (solo quando c’è richiesta).
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Lei vive vicinissimo al mare a Pozhiyoor. La sua casa è fatta di mattoni forati e tetto in eternit. Vive con mamma, papà fratellino e sorella ma al di sotto della soglia di povertà. il papà, a cui lei è legatissima perché non la sgrida mai, è un pescatore ma non ha una sua barca, quindi lavora saltuariamente, mentre la mamma fa parte del Panchayat job, progetto governativo per aiutare le donne povere, facendole lavorare 100 giorni l’anno ma con una paga di circa 3€ giornaliere. Non avendo acqua in casa, sono costretti ad attingere dalla fontana pubblica (acqua “di regola” non potabile)… Stare da lei è stato emozionante, vedere quanti sorrisi in famiglia ci hanno regalato nonostante le loro condizioni ci ha toccato il cuore!

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Siamo arrivati a casa sua a Pozhiyoor una calda mattina di Luglio. La casa si trova nei pressi del mare ma non è la classica casa al mare che possiamo immaginare noi, in una fitta rete di vicoletti tra circa una cinquantina di minuscole abitazioni si trova la sua. Unico arredamento in casa (per 5 persone e cioè lei e il fratellino, la mamma, la nonna e sua zia malata) è un letto. Suo papà ha abbandonato la famiglia anni fa e di lui non si hanno più notizie mentre l’unico metodo di sostentamento è il lavoro della mamma a 100 giorni all’anno per il comune (circa 3€ di salario giornalieri).

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In seguito ad un incidente in moto alcuni anni fa, il padre si ruppe la spina dorsale e una gamba; ha ricominciato pochi mesi fa a camminare e cerca di trovare lavoretti poco faticosi da fare per non continuare ad essere un peso per la famiglia. La madre va a lavorare presso il Comune, in un progetto governativo che offre 100 giorni di lavoro garantito all’anno per le donne che appartengono a famiglie sotto la soglia di povertà. Fanno lavori utili alla comunità, come la ripulitura delle scuole, delle strade e dei giardini e la raccolta differenziata dei rifiuti. Il salario è di 186 rupie al giorno, cioè meno di tre euro. R. K. ha un fratello più grande che dorme con il papà sull’unico letto in casa, mentre lei e la mamma dormono per terra. Hanno la connessione alla rete elettrica, che alimenta 5 lampadine e un macina-spezie e utilizzano un fiume nelle vicinanze della loro casa nella foresta (dove si vedono passare anche elefanti) per lavare se stessi e i loro vestiti.

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S.
Siamo arrivati da lui a Punalal in un umido pomeriggio di Luglio. Il padre è morto per un attacco cardiaco il 23 febbraio del 2015. La madre al momento non lavora perché ha un bimbo di un anno e mezzo circa e lo sta ancora allattando. La nonna ha 57 anni, ha subito l’asportazione dell’utero cinque anni fa e da allora non lavora più, ma si occupa delle faccende di casa. Il nonno ha 65 anni e soffre di cuore, per cui non riesce a lavorare regolarmente, ma il suo è il solo reddito della famiglia!

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Nel 2011 il padre ha abbandonato la famiglia e ora vive altrove con un’altra donna. La madre di A. è molto magra e soffre di bassa pressione, tanto che a volte sviene! Riesce comunque un po’ a lavorare presso il Comune, in un progetto governativo che offre 100 giorni di lavoro garantito all’anno per le donne che appartengono a famiglie sotto la soglia di povertà. Fanno lavori utili alla comunità, come la ripulitura delle scuole, delle strade e dei giardini e la raccolta differenziata dei rifiuti. Il salario è di 186 rupie al giorno, cioè meno di tre euro… La nonna materna vive con la famiglia, le è stato rimosso l’utero, ma riesce comunque a fare qualche piccolo lavoretto di bassa manovalanza. Non possiedono né casa né terreno e vivono in affitto in una capanna di foglie di cocco, priva di qualsiasi utenza. Fortunatamente i vicini permettono loro di utilizzare il loro gabinetto e il loro pozzo per l’acqua.

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Vivono in una casa isolata, hanno solo un’altra abitazione vicina, si trovano a 1 km dalla strada e gli ultimi 200 metri di percorso sono su un sentiero accidentato e difficile. La casa è in mattoni di cemento forati con tetto in eternit, le pareti non sono intonacate e il pavimento è in terra battuta, l’unica finestra ha gli scuri che però non chiudono più. C’è una unica stanza e il wc, mentre la cucina è all’esterno, in una baracca di teli di plastica e tetto in lamiera, all’interno c’è il fornello a gas. Ma normalmente cucinano in terra, all’aperto, sul fuoco di legna, perché la bombola del gas costa e viene riservata alle giornate di pioggia intensa. Per l’acqua fanno ricorso al pozzo dei loro vicini, che per fortuna lasciano fare. La casa è raggiunta dalla rete elettrica, ci sono quattro lampadine, l’indispensabile mixer e la TV ma neppure un ventilatore per difendersi dal caldo umido. L’arredamento è ridotto al minimo: quattro sedie, un tavolo di plastica, un armadio. Non hanno animali da cortile né mezzi di trasporto. In casa sono in 4 e dormono tutti per terra nell’unico spazio disponibile (circa 20mq) senza possibilità di avere un letto.

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Una ragazza davvero bellissima e molto simpatica. 16 anni, vive in una tenda con sua mamma, sua sorella e un fratellino di pochi mesi. Ha il massimo dei voti a scuola e troviamo straordinario il fatto che riesca a studiare anche in questa situazione di disagio. Il papà è andato via di casa ma il secondo marito della mamma ogni tanto, ubriaco, torna a casa facendo danni e picchiando. La casa dove vivono è di proprietà di una zia materna, si trova in un villaggio rurale di pochi abitanti. I muri sono di mattoni di fango e stoffe di recupero, mentre il tetto è di foglie di cocco intrecciate ricoperte di un telo di plastica per cercare di limitare le infiltrazioni dovute ai monsoni… Non ci sono né porte né finestre, ovviamente, e c’è un unico ambiente, per cui la cucina è fuori all’aperto. Anche se quando piove diventa tutto davvero molto difficile. Non c’è il bagno e non hanno la connessione alla rete elettrica (ci vuole almeno un muro di mattoni per ottenerla). Quanto all’acqua, la prendono da un pozzo senza motore, a mano.

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Nel 2007 il padre ha ucciso la madre, bruciandola con il kerosene, e poi si è dato alla fuga. Da allora non si hanno più sue notizie. C. e il fratello sono stati accuditi da degli zii. La zia, sorella della madre, non lavora per occuparsi della casa e della famiglia (tra l’altro uno dei suoi due figli è sordomuto). Il fratello di C. vive e studia in un collegio gestito da religiosi di Attingara; ha un anno più di C. ed è in salute. Lo zio è autista a salario giornaliero. La nonna è anziana e aiuta la famiglia come può. Vivono in una casa di mattoni di terracotta, mente la cucina è dentro una capanna in foglie di cocco e la latrina è in una piccola costruzione poco più lontana. Attingono acqua da un pozzo in aderenza alla casa.

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Il padre era fortemente alcolizzato e picchiava spesso sia la moglie che i figli. Quando, coraggiosamente, la donna ha sporto denuncia alla polizia, l’uomo è scappato, abbandonando la famiglia. La madre di A. lavora come guardiana in un ostello, ma il suo salario non è assolutamente sufficiente per provvedere a tutte le spese della famiglia… A. ha un fratello in ottava classe e con loro vivono anche i nonni, 65 anni e con problemi di udito lui e 57 con problemi di vista lei.

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Poco dopo il matrimonio, la madre si è accorta che il marito faceva uso di sostanze stupefacenti. L’uomo picchiava la poveretta così crudelmente che, quando lei è rimasta incinta, è tornata a vivere coi suoi genitori. Dopo un anno e mezzo, però, ha riprovato a vivere col marito, ricavandone altre botte e una seconda gravidanza. E’ quindi definitivamente tornata a vivere in famiglia e ora ha diversi problemi di vertigini e dolori alla schiena. I due figli sono un maschio, che fa la quarta elementare, e una femmina, che fa l’asilo. La nonna, anche lei con problemi di schiena, lavora come donna delle pulizie nell’auditorium del villaggio; il nonno è morto tempo fa per un tumore del sangue. Anche lo zio e la moglie vivono in questa casa, lui fa il manovale e ha molti debiti, contratti per pagare la dote della sorella! La moglie sta finendo l’università.

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Un’altra delle bambine che sono riuscito a far adottare a distanza dall’Italia 🙂 I genitori di S. si sono sposati nel 2005. Poco dopo il matrimonio la madre si è resa conto che il marito aveva problemi con l’alcol, tanto da diventare spesso violento. La donna ha denunciato la cosa alla Commissione per le Donne del suo comune, ma non è stato fatto molto, se non fare un discorsetto all’uomo, che, puntualmente, dopo poco ha ricominciato a comportarsi esattamente come prima. Vedere la figlia così maltrattata ha fatto cadere la madre in depressione, probabilmente anche perché il matrimonio era stato combinato e quindi l’anziana si sentiva in colpa. Alla fine la nonna di S. non ha più sopportato e si è tolta la vita bevendo del veleno. Il nonno, allora, si è risposato e ora vive altrove. Il padre di S. non vive con loro, ma passa da casa due o tre volte la settimana, senza portare nessuna rupia con sé, ma mangiando e, quando è sbronzo, menando. La madre va a lavorare presso il Comune, in un progetto governativo che offre 100 giorni di lavoro garantito all’anno per le donne che appartengono a famiglie sotto la soglia di povertà. Possiedono 260 mq circa di terreno, su cui sorge una piccola casa, molto vecchia. L’abitazione ha le pareti di mattoni di fango seccati al sole e il tetto parte in lamiera e parte in ondulina. C’è una sola stanza, la cucina e la veranda. Il pavimento è di terra battuta, le pareti non sono rivestite e il soffitto non è impermeabilizzato, infatti perde durante i monsoni. Almeno hanno la latrina, l’elettricità e il pozzo per l’acqua.

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Ecco un’altra adozione che sono riuscito a far fare… N. è una splendida bambina di dieci anni. Ci accorgiamo subito, e sembra quasi essere la normalità qui, delle difficoltà che questa bambina ha in casa. Il padre, infatti, è alcolizzato e spesso prende i soldi della famiglia per comprare alcool, la mamma non lavora e in un minuscolo spazio, dormono a terra loro 3 e il fratellino. L’emozione della bambina, e soprattutto della mamma quando capiscono che tra di noi c’è il suo nuovo sponsor, è fortissima. La mamma si commuove e inizia a piangere, e il volto di N. si illumina, è felice in questi momenti, e speriamo possa continuare ad esserlo anche in futuro. Ora vivono in affitto in una piccola casa in muratura, ma fino a qualche anno fa vivevano in una capanna sulla sabbia sul mare, ora speriamo solo che si riesca a riparare il tetto presto (che ha molti buchi e soffre di infiltrazioni) e lo sponsor ha già chiesto informazioni su come risolvere.

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Sia il padre che la madre sono sordomuti, si sono conosciuti in un centro per disabili, si sono innamorati e si sono sposati. Lui lavorava come manovale a salario giornaliero, mentre lei si occupava della casa assieme alla suocera. Dal matrimonio sono nati due bambini, G. e suo fratello. Come purtroppo spesso succede, il padre ha iniziato a bere e quindi a litigare con la moglie e a rendere la vita familiare impossibile. Per questo la donna ha preso i due figli con sé e si è trasferita a casa di sua madre. Questa nonna vive nel Golfo, dove fa la domestica, ma non manda nessuna rimessa e si disinteressa della vita della figlia. Nella stessa casa vive anche lo zio, fratello della madre, che lavora come manovale e beve, quindi a volte dà un aiuto economico alla famiglia, altre litiga con la sorella fino a cercare di cacciarla di casa… Per fortuna la suocera è rimasta in buoni rapporti con la mamma di G. e col suo salario da donna di servizio aiuta come può. Il fratellino ha due piccoli buchi nel cuore e dovrà, prima o poi, subire un’operazione. Siamo riusciti a portare G. in una delle case famiglia di Namastè, si è mostrata subito una bambina socievole e simpatica, nonostante non sia stata in grado da subito di parlare normalmente, usando spesso dei versi per rispondere, influenzata sicuramente dalla condizione della mamma.

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Il padre è morto in un incidente nel 2014. La madre va a lavorare presso il Comune, Fanno lavori utili alla comunità, come la ripulitura delle scuole, delle strade e dei giardini e la raccolta differenziata dei rifiuti. Il fratello di A. sarebbe al penultimo anno di asilo, ma ha difficoltà a parlare e quindi probabilmente inizierà la scuola elementare in ritardo. La nonna che vive con loro ha diversi acciacchi legati all’età, ma riesce ancora ad occuparsi di un negozietto minuscolo di generi vari adiacente alla loro casa. L’abitazione ha tre camere e la cucina, è in mattoni e cemento, hanno la latrina, il pozzo e l’elettricità. Le mancano però i rivestimenti, sia del pavimento che di muri e soffitto, quindi la casa è difficile da pulire. Inoltre non ci sono protezioni alle finestre ed il tetto è così malmesso che ci sono molte infiltrazioni quando piove!

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Lei è una delle ragazze che ho fatto adottare durante il mio soggiorno in India! Sono molto legato a lei perché è stata la prima bambina che ho fatto adottare 🙂
Il padre è morto in un incidente stradale nel 2013. La madre è sordomuta e non ha lavoro; è la nonna, che lavora come domestica, l’unica fonte di reddito. Recentemente l’anziana ha dovuto subire l’asportazione di un seno a causa di un tumore. Possiedono un po’ di terreno su cui sorge una casa di mattoni forati col tetto in cemento. L’abitazione ha due stanze, ingresso e cucina; i muri non sono intonacati, il soffitto non è impermeabilizzato e il pavimento è cemento grezzo, cioè tagliente e impossibile da tenere pulito. Hanno la corrente elettrica, l’acqua dal pozzo e una latrina senza porta…

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La seconda adozione che sono riuscito a fare delle sei totali è lui!
Dopo aver chiesto in prestito 300000 rupie (più di 4200 €) per aprire un’attività commerciale relativa alle noci di cocco rivelatasi presto un fallimento, il padre si è suicidato. Era il 2009, pochi mesi prima della nascita di P. Per ripagare i debiti contratti dal marito, la madre ha dovuto vendere il terreno che aveva ricevuto in dote dai genitori. Ora, nonostante il mal di schiena che le impedisce di stare a lungo in piedi o di camminare per grandi distanze, lavora come domestica, per cercare di provvedere alle necessità dei suoi figli. P. ha una sorella di 13 anni che frequenta l’ottava classe e soffre di asma. Nella lettera che la mamma di P. ha scritto al suo nuovo sponsor, quasi commuovendosi (ero presente) dice che finalmente avrà quei soldini in più che non poteva permettersi per dare una possibilità a suo figlio di studiare.

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La famiglia ha un po’ di terreno su cui, nel 2010, ha iniziato ad edificare una casa grazie a fondi governativi. Purtroppo, però, i soldi non erano sufficienti a finire i lavori e quindi, invece del tetto in cemento, hanno fissato delle lamiere… L’abitazione si compone di due stanze (una usata come camera o meglio ripostiglio, l’altra come cucina e camera da letto) e ingresso (privo di soffitto). Tra l’altro i muri non sono intonacati, il che causa infiltrazioni durante i monsoni, e il pavimento è di terra battuta… Non hanno latrina, non hanno elettricità, ma solo il pozzo per l’acqua. Il letto è fatto di mattoni. M. non ha il papà perché ha abbandonato la madre per sposarsi con l’amante…

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Il padre soffre di tiroidite di Hashimoto, una malattia autoimmunitaria che purtroppo, proprio in virtù di questa caratteristica, ha dato associazione con la Miastenia Grave. Questa è una patologia neuromuscolare caratterizzata da debolezza muscolare fluttuante e affaticabilità, che obbliga l’uomo a essere paralizzato a letto per lunghi periodi. La terapia farmacologica che segue e i periodi di riposo forzato gli permettono di lavorare almeno un poco, ma spesso ha delle recidive… La madre non lavora per occuparsi del marito quando sta male, delle faccende domestiche e dei figli. S. ha un fratello che ha iniziato la prima media a giugno. Il bambino frequenta una sezione in lingua locale, ma non è molto diligente negli studi. Per quanto riguarda i nonni: lui soffre di diabete, colesterolo alto, ipertensione e ha pure la scabbia! Si sta curando per tutte queste malattie e i giorni in cui si sente meglio fa qualche lavoro come manovale. La nonna soffre degli acciacchi della vecchiaia, per i quali assume farmaci, e non lavora. Il cugino, figlio della zia paterna, ha terminato il secondo biennio superiore. Il padre di questo ragazzo ha abbandonato la famiglia circa quindici anni fa; la madre si è poi risposata ed è andata a vivere col nuovo marito in un’altra provincia.