In Kerala e in Tamil Nadu, come in tutto il resto dell’India, generalmente i matrimoni sono combinati e le famiglie scelgono il promesso sposo o sposa della stessa religione o, se sono induisti, tra i membri della stessa casta. Sono gli anziani della famiglia a scegliere tra le proposte ricevute, presentate da parenti, sensali privati o agenzie matrimoniali. Di solito i ragazzi accettano la decisione presa dalla famiglia, ma se vogliono – almeno teoricamente – entrambi possono rifiutare chi viene loro proposto e la famiglia cercherà un altro candidato. Negli ultimi anni sono diventati più frequenti sia i matrimoni inter casta che quelli interreligiosi, che vengono definiti “matrimoni d’amore”. Tuttavia sono tuttora fortemente osteggiati e spesso comportano la messa al bando dalla famiglia di origine o anche dal villaggio.
La dote è una consuetudine proibita dalla legge, ma nonostante questo è ancora del tutto comune; può consistere in oro, terra o soldi in contanti. Le spese per la cerimonia, anche per la più modesta, sono molto rilevanti. Le famiglie benestanti spendono soldi propri, quelle povere molto spesso si indebitano con amici, parenti, vicini di casa e ci mettono anni a ripagare il tutto. L’entità della spesa può aggirarsi attorno alle 300 mila rupie per una famiglia povera (circa quattromila euro, ed è tantissimo per chi guadagna meno di 100 euro al mese!), una famiglia di classe media spenderà circa cinque volte tanto, mentre una famiglia benestante metterà in conto una spesa che va dai 60 mila euro in su.
Dopo la cerimonia, spesso la sposa si trasferisce a casa dei suoceri e sarà lei che si occuperà di loro nella vecchiaia. In India c’è un proverbio che recita “Crescere una figlia è come innaffiare il giardino dei vicini”.
Nei matrimoni hindu la consultazione di un astrologo è imprescindibile. Viene consultato un astrologo di buona reputazione, che cerca i punti di contatto fra le stelle natali dei due sposi: i punti possibili di congiunzione sono dieci ed è necessario che almeno sei siano concordi per poter acconsentire al matrimonio. Se gli oroscopi Veda sono compatibili, le famiglie si incontrano, di solito presso la casa della sposa, e i due “aspiranti fidanzati” finalmente possono conoscersi. Dopodiché iniziano le trattative e il matrimonio è fissato in una data considerata propizia astrologicamente. I matrimoni si tengono in grandi saloni (tipo auditorium), chiamati Mandapam; la cerimonia può essere presieduta da un bramino o da un membro anziano della famiglia e il suo fulcro è lo “stringere il nodo”, che si chiama Thali ed è in realtà una lunga collana d’oro che lo sposo deve porre al collo della sposa, mentre gli astanti lanciano petali di fiori. La collana ha un medaglione che viene anche fissato con un filo di cotone immerso nella pasta di curcuma e rappresenta l’unione fra i due sposi. I due sono seduti vicini, nella sala decorata: la sposa indossa la sari di seta, mentre lo sposo veste una tunica tradizionale. Durante il matrimonio gli sposi si scambiano anche corone di fiori e alla fine della cerimonia il novello marito sparge della polvere rossa, Sindur, sulla fronte all’attaccatura dei capelli della moglie, simbolo dell’ ”appartenenza” della donna al marito. Dopo la cerimonia c’è un grande banchetto, di solito vegetariano. Chi non può partecipare è invitato ad andare a casa della sposa il giorno prima, dove una cena è preparata per tutti e la sposa, adorna di gioielli, riceve i regali, nella casa agghindata a festa. La sari della sposa e il Thali sono a carico della famiglia dello sposo, tutte le altre spese invece sono a carico della famiglia della ragazza.
Nei matrimoni cristiani ai ragazzi, prima delle nozze, è richiesto di firmare un documento scritto davanti al sacerdote. Anche qui c’è come momento fondamentale, la collana che viene messa al collo della sposa, il medaglione porta inciso un crocefisso. Il matrimonio viene celebrato in chiesa, ma solo se entrambi gli sposi sono cristiani; se uno dei due non lo è, è necessario che si battezzi per potersi sposare con il rito religioso. Anche qui la ripartizione delle spese è identica come nei matrimoni hindu. I cristiani Pentecostali svolgono invece il rito fuori dalla loro chiesa, in un auditorium, non c’è la collana (i pentecostali non portano ornamenti) e gli sposi hanno un semplice abito bianco.
Nel matrimonio islamico, la dote viene consegnata alla famiglia dello sposo prima ancora della cerimonia. Alla vigilia del grande giorno i parenti più prossimi dello sposo si recano a casa della sposa per portare doni ai genitori e il vestito nuziale a lei. Le sorelle o i parenti stretti dello sposo, in questa occasione, decorano i palmi delle mani della sposa con l’henné. Il giorno della cerimonia gli sposi si recano alla moschea; il padre di lei stringe il patto con lo sposo prima che tutti entrino (i parenti di lui solo dopo l’invito da parte di quelli di lei). Il capo religioso della comunità chiede tre volte agli sposi il loro consenso, dopo avere pregato e letto versetti del Corano. Gli astanti si posizionano tutti intorno alle sedie dedicate agli sposi e lo sposo cinge al collo della sposa la catena d’oro col medaglione che è il simbolo della donna sposata. Dopo la cerimonia si banchetta con riso biriyani e carne, un piatto tradizionale indiano di origine musulmana. A casa della famiglia dello sposo, la sera, i parenti della sposa portano i loro regali (cose per la casa e soldi) e lì la coppia vivrà, dopo aver passato (da tradizione) alcuni giorni in casa della famiglia di lei.
Sebbene le leggi indiane siano simili alle nostre, divorziare è molto difficile per le donne, poiché devono affrontare spesso l’ostilità e il biasimo della famiglia e della comunità.