“Nel mio cuore c’era già spazio per qualcuno…” (la testimonianza di Silvia C.)


Vivevo da sola, avevo 25 anni e nessuna intenzione ancora di mettere su famiglia. Però, nel mio cuore c’era già spazio per qualcuno.

Mi sono ricordata dell’adozione a distanza con la mia classe delle superiori: tutti insieme avevamo adottato una bambina brasiliana.

Ho ricordato il bene dato e ricevuto e ho pensato quello spazio nel mio cuore, in quel momento, poteva avere un simile destinatario.

Mi sono imbattuta in Namaste al mercatino della festa della Liberazione di via del Pratello, ho preso un dépliant e poi a casa ho fatto delle ricerche che mi hanno portato a parlare con Claudine sulla possibilità imminente di adottare a distanza, in quanto lei era in partenza per l’India apposta per valutare una nuova situazione familiare.

Nella mia testa l’idea dell’adozione prevedeva un bambino o una bambina, immaginandomi un’età compresa tra i 4 e i 6 anni. Ma Claudine mi fece una proposta: non è usuale adottare adolescenti, sembra che nessuno li voglia, mentre al momento Deva, 13 anni, le sue sorelle e la sua mamma avrebbero bisogno. Claudine mi racconta la storia di questa famiglia: la mamma di Deva ha abbandonato il marito perché beveva e le picchiava e lei si è rimboccata le maniche per le sue figlie.

Ho capito subito che era il caso per me.

Venivo dalla fine di un rapporto burrascoso, segnato anche nel mio caso dall’abuso di alcol da parte di quello che era il mio ex fidanzato e che ho lasciato, dopo aver sopportato molto. Inoltre, i miei genitori sono divorziati e, come la mamma di Deva, anche la mia ha sempre fatto tutto il possibile per darci il meglio, accettando i più svariati lavori.

Mi sono sentita molto vicina a queste donne e così ho accettato di adottare a distanza Deva e indirettamente la sua famiglia.
Ricevuta la scheda e l’approvazione ho, infine, fatto l’ultima scoperta che mi ha definitivamente messo davanti all’evidenza che ci fosse un filo rosso tra noi: Deva è nata lo stesso giorno di mio padre.

Ci siamo scambiate parecchie lettere in inglese con foto e disegni: lei mi raccontava della sua scuola, io della mia, essendo educatrice; mi mandava i suoi disegni, chiedendomi pareri perché a entrambe piace disegnare; mi raccontava delle usanze indiane e io di quelle italiane e del paese dove poi, nel mentre, sono andata a convivere.

Purtroppo ho avuto dei problemi di salute e personali che mi hanno impedito di proseguire questa esperienza, ma mi piacerebbe fare sapere a Deva che tutto si è risolto per il meglio e presto avrò un bambino che tornerà a colmare quello stesso spazio nel mio cuore.

Consiglio a tutti di fare un’esperienza di adozione a distanza, facendo quel che si può, anche se per poco o con poco.
Grazie all’associazione per avermi introdotto a questo mondo, che mai come in questo momento è attuale: la distanza non divide, anzi, a distanza ci si può sentire più vicini di quanto non lo si è veramente stando seduti allo stesso tavolo.

Silvia C.
(5 marzo 2021)