Meenu e Shanti


Nel mondo nebbioso di Meenu e Shanti, c’è Amma, la mamma, la sua dolcezza, la sua andatura esitante, la sua mano aggrappata ai loro polsi fragili.
Nel mondo nebbioso di Meenu e Shanti c’è il padre che urla, che barcolla, che puzza di alcol, che rompe tutto, che fa piangere Amma. C’è anche il fratello maggiore, che va e viene, a volte generoso quando ha guadagnato un po’ di rupie, a volte ubriaco e arrabbiato, non si può mai sapere se sarà di buon umore o meno. Alloro loro si stringono l’una all’altra e si sussurrano segreti, la bocca all’orecchio.

Nel mondo nebbioso di Meenu e Shanti ci sono ombre, molte ombre, segni più o meno luminosi che ballano e quando avvicinano i loro occhi al libro o al quaderno ci sono lettere, parole che si possono decifrare solo se sono scritte in grande, molto grande. Infine, credo, perché Meenu e Shanti non possono raccontarlo, non stiamo parlando la stessa lingua. Almeno non la stessa lingua parlata.
Quella dei sorrisi e della tenerezza invece sì.

Le loro mani vengono avanti e prendono le mie, si abbandonano, per sentirsi protette. Scalini da affrontare, traffico, automobili, persone che spingono. Il movimento rapido degli altri, di coloro che vedono.
Perché Amma, Meenu e Shanti sono affetti da una malattia genetica che distrugge progressivamente il nervo ottico. Amma è quasi cieca, da sola non può uscire da casa, così lei si aggrappa ai loro polsi delicati. Lei sa che le figlie che ama così tanto perderanno progressivamente la vista, come lei.
E’ inevitabile.
Come se già non bastasse essere nate povere e di bassa casta!
Le offerte agli Dei non cambieranno nulla.
Come la medicina che per ora non può curare questa malattia, irreversibile.

Nel mondo nebbioso di Meena e Shanti, possiamo portare cibo, spesso insufficiente, letti, perché è meglio che dormire su un telo di plastica sul pavimento, una piccola televisione, si vedrebbe comunque qualcosa e almeno ci sarebbero le musiche e forse si potrebbe danzare e anche Amma sarebbe meno triste se avesse meno fame e meno paura.
Si potrebbe anche pagare un insegnante speciale che potrebbe venire dopo la scuola per aiutare a leggere le grandi lettere, a scrivere, contare, disegnare, raccontare storie, fare piccoli lavoretti manuali.

Potremmo fare un sacco di cose per Meenu e Shanti, perché siano felici.

E non è difficile, Namaste ci prova, ma ha bisogno di soldi, naturalmente, sempre bisogno di soldi.
Per Meenu, Shanti, e molti altri bambini per aiutarli a sorridere ogni giorno.
Perché la solidarietà dà senso per l’umanità.

Claudine Tissier
Novembre 2016