L’esperienza di Sara Veronesi, volontaria Namaste
Ho fatto un viaggio e questo viaggio mi ha fatto bene. Un’esperienza che sognavo da tempo per mettere alla prova le mie capacità e il mio egoistico bisogno di essere utile agli altri. Così sono partita per l’India da sola, e come tutte le decisioni importanti che ho preso nella mia vita l’ho fatto in modo un po’ incosciente.
Nella fase di scalo a Dubai avrei dovuto incontrare Daniela, una signora mai vista che indossava una sciarpa colorata come segno di riconoscimento. Questo era il mio unico riferimento effettivo con l’associazione che mi avrebbe ospitato un mese a 7000 km da casa; non potevo sapere che questo senso di fiducia un po’ folle sarebbe stata una delle sensazioni ricorrenti di questa esperienza. Ho scelto l’India travolta dall’entusiasmo dei racconti del mio babbo, che alla mia età aveva visitato gli stessi posti e scattato tante foto che trovavo scolorite in giro per casa e mi facevano sognare posti lontani, una cultura complessa e tanto diversa dalla nostra che morivo dalla voglia di scoprire.
L’India mi ha riempito il cuore di amore e fiducia. Mi ha insegnato a sperare e ad avere fede nelle esperienze che la vita ti obbliga ad affrontare; a farlo con devozione, che in termini del tutto laici si traduce con passione e dedizione per ogni piccolo gesto quotidiano. E’ così che un chai bevuto in una casa dalle mura impastate di sterco si trasforma in un banchetto regale, un pranzo frugale a base di riso in una grande festa.
Non c’è stato un minuto in cui io non mi sia sentita a casa, che per le strade polverose e piene di immondizie non avessi fiducia. Ho preso treni senza capire bene dove andassi, ho accettato il rischio di non arrivare alla destinazione scelta in partenza, scoprendo che viaggiando in questo modo non ci si sente mai persi.
La mia esperienza di un mondo complesso come l’India si concentra però sull’operato di Namaste Onore a te, una Onlus che si impegna a sostenere situazioni di difficoltà nella zona del Kerala e Tamil Nadu. Namaste segue e sviluppa diversi progetti per la promozione dei diritti alla salute e all’educazione, questo si materializza con adozioni a distanza per bambini in situazioni economiche difficili, case-famiglia quando anche le condizioni familiari sono problematiche. Namaste Onlus però si dedica alla promozione dei basilari diritti umani di tutte le categorie più a rischio, come per esempio le donne anziane, spesso vedove, che in India vivono frequentemente in condizione di abbandono ai margini della società.
Sono stata con loro a visitare situazioni familiari disperate, mi sono infuriata a scoprire giovani menti promettenti del tutto analfabete, ho pianto di gioia nel trovare bellissime ragazze indiane che leggevano difficilissimi libri di astrofisica nelle baracche di fango. Ho accompagnato bambini all’ospedale, giocato a calcio nei campi contaminati da immondizia e mucche che pascolavano indisturbate.
Insomma, ho scoperto una realtà difficile, a volte frustrante perché non basteranno i nostri sforzi a cambiare tante situazioni di dolore, di ingiustizie sociali o diritti negati. Ma laggiù qualcuno mi ha insegnato che è la solidarietà a dare senso all’umanità: una parola giusta a volte può cambiare una vita, una piccola rinuncia nel nostro dorato mondo occidentale corrisponde alla sopravvivenza economica di una intera famiglia dall’altra parte del mondo, il diritto ad un futuro promettente delle nuove generazioni.
La condizione femminile in India mi ha particolarmente colpito. La legge favorisce l’uguaglianza dei sessi ma di fatto l’opinione pubblica non permette ad una donna di bere una birra, fare il bagno, uscire dopo le otto di sera. Le piscine pubbliche sono divise per sesso. Ricordiamoci di chi ha lottato perché potessimo dare per scontato diritti fondamentali, di esprimere in modo sincero la nostra essenza e di farlo attraverso la libertà di prendere delle scelte: bere una birra in costume sulla spiaggia o diventare astronauta. Tocca a noi, che queste cose possiamo darle per scontato, far capire che una giovane e bellissima donna indiana può essere felice ed aspirare ad essere tutto quello che vuole.
Insomma, sono tornata a casa confusa, con la testa piena di ricordi e pensieri, ma una solo certezza: in India è più quello che ho ricevuto di quello che ho dato. Per ogni sorriso, ogni volto che ho incrociato fra le vie di Vellanad, ogni bambino che mi ha dedicato un minuto del suo tempo: il mio cuore trabocca gratitudine. In una terra dalla mille contraddizioni e dai colori accecanti ho lasciato un pezzo del mio cuore e trovato una grande famiglia. Grazie a tutti voi.
Sara