Sono le 9:00, anzi le 9 circa (gli indiani non sono mai puntuali) a Vellanad.
Hari, con una manovra che solo lui sa fare, toglie il pulmino dal parcheggio.
I bambini e le bambine sono tutti pronti per salire, si va a scuola.
Mi piace accompagnarli.
Salgo per ultima e aiuto a caricare un immenso contenitore di riso.
Salutiamo tutti Claudine dai finestrini, che come ogni giorno viene a fare un saluto ai bimbi prima che vadano a scuola.
In prima fila ci sono Anil e Abhijith, due bambini di 7 e 11 anni, che mi fanno cenno di sedermi vicino a loro. Il posto sarebbe da due ma, anche se ci sarebbe qualche posto vuoto, ci piace stare un po’ schiacciati, tutti vicini.
Mi giro e vedo Jaison, tutto serio e intento a specchiarsi nel finestrino per dare un’ultima sistemata ai suoi capelli con un magnifico pettine portatile. Appena ha finito lo passa ai suoi amici, così che, all’arrivo, sono tutti belli pettinati.
Akash fa una faccia da furbetto, mi chiedo cosa stia tramando. Mi guarda intensamente e fa una bolla gigante con la big bubble che ha in bocca, e in un secondo ha la faccia tutta impiastricciata. Mi guarda e ride, ridiamo.
La prima tappa è per il cibo. L’amato guardiano di Namaste, Vijayan, lascia il contenitore pieno di riso in un luogo in cui lo faranno fermentare. Quando lo riprenderemo avrà una forma tutta nuova e servirà a fare gli idli, dischetti bianchi di riso fermentato che si mangiano per colazione e non solo.
Ripartiamo. Il mio sguardo si sposta su Geethika e Jaya Deepu, che da quando hanno visto le macchine fotografiche mia e di Mascia (amica e bravissima fotografa) sono diventati gli Steve McCurry di Namaste. Non c’è niente che li possa fermare, in dieci minuti scattano più di 50 foto, a testa.
In piedi di fianco a me c’è Ajeesha, pronta ad affrontare i suoi esami, ogni giorno diversi; la ammiro, per come appare sempre convinta di se stessa. Le auguro in bocca al lupo ed ecco che siamo alla seconda fermata: qui Ajeesha, Gopika e gli altri più grandi scendono, perché sono arrivati a destinazione.
Ripartiamo. Da dietro si sente un “mummy mummy!”. Mi giro e ci sono Durga, Anamika e Aswathy che, tra una posa e l’altra, mi mandano baci volanti.
Poi Anil si agita, si infila lo zaino più grande di lui e mi dice di farlo passare.
Siamo alla terza tappa: la scuola elementare.
I più piccoli mi passano di fianco di corsa, mi battono il cinque, urlano “see you later” e si fiondano giù dal pulmino.
Rimaniamo in pochi.
Sooraj è un grande osservatore di poche parole, per tutto il viaggio guarda fuori dal finestrino. Mi piacerebbe sapere che cosa pensa, glielo chiederò.
Abhijith intanto si è spostato nel posto più ambito, che nel frattempo si è liberato: di fianco al guidatore. Lo occupano in tre, insieme a lui anche Sreejith e Soorya Dev, stretti stretti, salutano le persone per strada dall’alto della loro posizione.
Mi sposto di fianco ad Ajila e alle sue smorfie, Jaya Deepu ci fa un book fotografico. Ajila si ostina a tentare di bere, ma con la guida di Hari e le strade indiane, anche il più semplice movimento diventa faticoso, e si sbrodola. Ci guardiamo e ridiamo.
Sanal ha capito che non so fare l’occhiolino e si diverte a farmelo in attesa che io ricambi, e ogni volta che ci provo scoppia in una gran risata.
Dietro di me c’è Anushraya, il suo hobby preferito è quello di togliermi l’elastico dai capelli, appena mi giro però me lo restituisce. Mi lego di nuovo i capelli e la scena si ripete almeno quattro volte.
Poco più indietro c’è Reema, una ragazza dolcissima, ha deciso che toccare le mie guance è il suo anti-stress preferito. E’ sempre sorridente.
Ultima tappa: la scuola media. Uno alla volta, dandoci il cinque, tutti scendono e il pulmino si svuota.
Sento una voce: nei sedili in fondo c’è ancora Sarga, intenta a chiudere il suo zaino e a dire ad Hari di aspettare che lei scenda.
Rimaniamo io, Mascia, Vijayan, Hari e uno strano silenzio.
Curva dopo curva rieccoci a casa.
Attendiamo con ansia le 15:30 per andare a riprendere tutti.
Emilia Babaoglu
volontaria Namaste
18/02/2020