Diario di una volontaria Namaste: qualche appunto al termine dell’esperienza


Sentivo il bisogno da tempo di fare un’esperienza umana e significativa nella quale mettermi in gioco sul campo, e capire davvero cosa significa vivere in un paese in cui la maggior parte della popolazione soffre (purtroppo, e lo sottolineo) una forte condizione di disagio.

In questi cinque mesi, ho trovato una grande famiglia che mi ha accolta, rispettata e ospitata (al di là delle differenze culturali). Una realtà cruda e talvolta straziante per via delle storie drammatiche che appartengono a ciascuno dei bambini che vivono a Namastè, o alle famiglie che sostiene all’esterno, ma nello stesso tempo incredibilmente gioiosa e dinamica. Questo perché qua si vive l’essenza della solidarietà. Il dolore, l’abbandono, la povertà, le difficoltà talvolta legate alla religione o alla cultura possono cambiare radicalmente se ciascuno di noi si fa carico (e basta veramente poco) di un altro essere umano, e qua se ne ha la prova.

Namastè, per questa gente è un’opportunità di vita migliore da quella che la vita stessa gli ha imposto, dove non esistono differenze sociali, di colore, di provenienza, di religione.

La mia esperienza giunge al termine, e porto con me una grande gioia e gratitudine per aver avuto la possibilità di vivere questa esperienza meravigliosa, piena di emozioni, di vita, di storie indimenticabili e di sorrisi. Grazie a tutti i bambini che hanno saputo regalarmi gratuitamente un amore immenso e l’insegnamento più bello: valorizzare noi stessi come esseri umani.

Ringrazio lo staff di Namastè che mi ha affiancata in questa esperienza con tanta gioia e amicizia, facendomi sentire a casa fin dal primo momento, e per ultima ma non da meno Claudine Tissier, che è stata per me, come donna, grande fonte di ispirazione per la sua tenacia, la sua forza, e il suo enorme cuore.

Grazie per avermi reso parte di questa famiglia. Vi voglio bene.

Camilla Losio
(volontaria Namaste)