Una giornata con una famiglia di Namaste, testimonianza dei volontari Sara e Matteo


Siamo felici di condividere con voi tutti il racconto di due giovani volontari, Sara e Matteo, che hanno trascorso una giornata speciale con una delle famiglie sostenute da Namaste, in un piccolo villaggio remoto a diversi chilometri da Vellanad.

Buona lettura!

Siamo partiti da Vellanad (Kerala, India del Sud) alle 07:00 per arrivare presto e poter osservare tutte le abitudini di una giornata tipica di una famiglia sostenuta da Namaste.

La famiglia è composta dalla nonna, la mamma di 39 anni e il figlio di 17 anni. Il padre ha abbandonato la famiglia tempo fa.

La mamma svolge i 100 giorni lavorativi annui assegnati dal governo locale che le assicura una piccola entrata e che insieme all’aiuto di Namaste, costituiscono l’unico introito della famiglia.

Appena arrivati, intorno alle 07:45 siamo stati accolti, come è uso comune qui, con grande affetto. Non solo la famiglia, che ci aspettava, ma tutto il vicinato era molto incuriosito dalla nostra presenza e i primi momenti sono stati di saluti e di ambientamento alla novità. Ci hanno subito offerto un chai e ci hanno mostrato la casa e il cortile esterno adiacente.

La casa si compone di un ingresso che viene usato come piccolo soggiorno con delle sedie di plastica, un tavolo e una vecchia tv.
Accanto vi è l’unica camera con un letto matrimoniale dove dormono, nel letto, la nonna e il nipote, mentre la madre dorme a terra con un materassino che di giorno viene arrotolato e posto in un angolo della cucina.

Nell’ultima stanza si trova la cucina con i fornelli da una parte e uno spazio adibito alla preparazione dei pasti e al lavaggio delle stoviglie dall’altra. Le mura sono grezze, mattoni non intonacati che rendono il piccolo ambiente molto scuro; il tetto è molto disastrato con buchi dovuti dall’usura del tempo e delle grandi piogge dei monsoni; grazie a Namaste è stata fornita una copertura del tetto composta da un telo di cerata di colore blu.

La casa è dotata di energia elettrica, mentre per l’approvvigionamento idrico il governo fornisce dei container d’acqua; tuttavia, i rifornimenti non sono regolari e sufficienti e la famiglia in alcuni casi è costretta a ricorrere al pozzo fornito dalla chiesa a 100 metri da casa.

L’esterno che circonda la casa, oltre a vari alberi e uno spazio per il loro cane, ha una piccola area che viene usata per bollire alcuni cibi, come ripostiglio e dove si trovano i container usati dalla famiglia per lavarsi i denti e le mani.

Inizialmente la famiglia era molto intimidita dalla nostra presenza e ci è voluto un po’ per far sì che le azioni e le loro classiche abitudini fluissero naturalmente.

La loro abitazione si trova in una zona molto isolata, a diversi chilometri da Velland; l’area è circondata da sole case, alberi di caucciù, e nelle vicinanze scorre un fiume avvolto dalla fitta foresta; la mamma ci ha raccontato che all’imbrunire gli elefanti sfilano verso il fiume per bere e nutrirsi.

Come prima routine mattutina, la mamma insieme alla nonna, raccolgono spezie, foglie e frutti intorno alla casa. C’è la raccolta del pepe che si lascia essiccare al sole tutta la mattina, la raccolta di alcune foglie che servono per condire il biryani, c’è la raccolta di pezzi di corteccia di un albero adiacente alla casa per aromatizzare la loro acqua da bere e infine alcune foglie di piante varie che in base alle esigenze vengono utilizzate a scopo “curativo” per piccoli disturbi come il raffreddore o i dolori mestruali.

Quando a casa manca qualcosa, la mamma o il figlio, quando non è a scuola, si incamminano verso l’unico shop nelle vicinanze che dista 20 minuti a piedi per andare e 20 minuti in salita per tornare; i principali acquisti sono: tapioca e riso.

Tornati dallo shop, intorno alle 10, la nonna ha nel frattempo già iniziato la lunga preparazione dei pasti. Seduta per terra in maniera molto rapida e decisa ha pelato e fatto a cubetti molte radici di tapioca che successivamente ha messo a bollire in un pentolone fuori dalla casa.

Intorno all’abitazione vi sono poche case e il legame col vicinato è molto forte. Sara, in particolare, ha attirato le simpatie delle vicine le quali ci hanno aperto le porte delle loro case, in alcuni casi le hanno aperte esclusivamente a lei.

In un’abitazione una neomamma mostra all’operatrice sociale di Namaste che ci accompagna la casa e il figlio di appena dieci giorni. La neomamma, giovanissima, è un insieme di gioia nel mostrare il nuovo nato ma anche un insieme di malinconia e solitudine in quella stanza grezza contornata da soli alberi, animali e pochi vicini.

In un’altra abitazione, ci ha accolti una mamma di una ragazza che alloggia nella casa-famiglia di Namaste. Sia questa mamma che l’altra alla quale abbiamo fatto visita sono spesso insieme e ogni mattina e ogni sera vanno al fiume per pescare il giorno e lavare i panni e fare la doccia la sera.

Quindi a metà mattina le donne si avviano nella foresta, camminano lungo un sentiero creato da loro per 20-25 minuti fino a raggiungere il fiume. Una volta arrivate, scelgono i punti migliori, che a volte cambiano, e iniziano a pescare con una piccola canna di bambù, un filo e un vermiciattolo trovato sul posto. Quella mattina la pesca non è stata molto proficua e verso le 13:30 siamo risaliti verso casa per mangiare.

A casa ad aspettarci vi erano la nonna e il figlio. Il figlio, 17 anni, frequenta l’ultimo anno della scuola superiore; in questa particolare giornata non era a scuola perché in preparazione per gli esami finali.
Una volta finita la scuola il giovane vorrebbe iscriversi a un corso professionale di un anno di informatica. È un ragazzo molto educato e timido, per arrivare a scuola, cammina per 1,5 km fino alla fermata dell’autobus e impiega circa due ore per arrivare. Quando rientra, molto tardi, non sempre riesce a studiare, dato che lì non ci sono centri di doposcuola. Durante il tempo libero oltre ad aiutare la famiglia, va o al tempio o al fiume con pochi amici del vicinato. Appena entrati nella sua camera, abbiamo notato disegni sparsi un po’ ovunque sui muri. Il ragazzo ha una grande passione per il disegno: è molto bravo, un piccolo artista!

Appena tornati la nonna era ancora alle prese con le ultime cose per la preparazione degli alimenti per il pranzo e per la cena.
Una volta seduti ci è stata servita della tapioca accompagnata dal pesce appena pescato e una insalata di cocco, ottenuta attraverso la grattugia dello stesso.

Il momento del pasto è stato molto bello, abbiamo mangiato in armonia, un po’ seduti per terra e un po’ su delle piccole seggiole riservate a noi. Come spesso accade qui, l’attenzione verso gli ospiti è meticolosa.

Dopo il lavaggio dei piatti e la sistemazione della cucina la famiglia, insieme anche ad alcuni vicini, ha dei momenti di convivio e di riposo.

Non serve riempire i momenti con molteplici attività qui; il tempo scorre naturale e lento, e non c’è bisogno di colmare i vuoti. Si sta in silenzio, anche a lungo, e questo diventa qualcosa di vivo. È un invito, uno stare insieme in compagnia di qualcosa di tenero e avvolgente.

Prima del tramonto la mamma, accompagnata a volte dal figlio, si reca nuovamente al fiume per il bucato e per lavarsi.
Le lunghe giornate si concludono con la cena e stanchi vanno a dormire tutti e tre nell’unica camera da letto.

A primo impatto quello che ci ha colpito è la bellezza del posto in cui vivono; tuttavia, anche se loro apprezzano molto la loro terra si percepisce un senso di isolamento e solitudine.

La mancanza di servizi, come il doposcuola o una linea di trasporti pubblici adeguata, fa sì che la vita si svolga esclusivamente tra le poche persone del vicinato. Questi svantaggi ricadono soprattutto sulle spalle della mamma e della nonna.

Durante la nostra esperienza con Namaste, ciò che ci ha colpito fin da subito è stata la grande assenza di figure maschili. Abbiamo percepito le donne come il vero motore della società: si fanno carico delle necessità materiali, ma anche di quelle emotive, diventando spesso l’unico punto di riferimento per i figli. Le nonne, in particolare, sono come fari: sempre presenti, silenziose, attente, protettive, e al tempo stesso incarnano sia il ruolo materno che quello paterno.

Se dovessimo riassumere in poche parole questa osservazione diretta potremmo concludere evidenziando alcuni aspetti che ci hanno colpito: solitudine, stanchezza, preoccupazione ma anche grande amore per la vita, sacrificio per il bene della famiglia, sguardi luminosi e voglia di condividere con il prossimo anche le piccole cose, che sia un dono di alcune foglie delle loro piante, o momenti di silenzio seduti tutti assieme con sorrisi che sono un’immancabile costante.