Viaggio in India, Tamil Nadu e Kerala, progetto Click! e incontri


C’è un processo mentale che usiamo passivamente per reagire ad eventuali situazioni particolarmente difficili con le quali veniamo in contatto nei nostri viaggi, e non solo in quelli.

Siamo travolti da un’onda empatica nel momento del contatto e poi lasciamo che le emozioni diventino memoria di quel momento specifico. Sostanzialmente è come se congelassimo quel sentimento di “sim-patia” in quel preciso momento nel tempo, come un frame fotografico.

La realtà però è ben differente, la realtà è che quando noi usciamo da quelle vite e da quelle case, le persone che abbiamo incontrato invece continuano a restarci. Continuano a doversi svegliare ogni giorno e portare avanti la vita tra le mille difficoltà delle loro condizioni.
Ovviamente noi possiamo dare testimonianza della nostra esperienza diretta con i mezzi a disposizione del raccontare, che siano video-fotografici o testuali, e provare a sintetizzare in qualche modo il mix di “segni” che ci restano nell’attraversamento di luoghi e vite di altre persone, latitudini e culture.

Il viaggio costruito assieme a Fabio Campo e Claudine Tissier, è una di quelle occasioni che non solo sono rare, ma che non è nemmeno facile che capitino nella vita, e io, assieme ai miei due compagni di avventura, Giuseppe Tangorra e Gianluca Polazzo, ce lo siamo “bevuto” fino in fondo, fino all’ultima goccia di monsone.

 

 

Luglio 2016, dopo circa 6 mesi di preparazione e incontri, è iniziata la fase sul campo del progetto Click! Piccoli fotografi grandi storie. Fabio e Claudine sono attivi da diversi anni nella realtà di alcune Onlus in India, Namaste prima di tutte (Claudine ne è l’attuale presidente), ma anche altre onlus sparse tra Tamil Nadu e Kerala, (Speed Trust e Prema Vasam a Chennai ad esempio). Il viaggio è stato concepito per portarci in contatto con queste e allo stesso tempo farci vedere qualcosa della complessa realtà Indiana, spostandoci via terra da Chennai (Tamil Nadu) al Kerala, con diverse tappe e differenti situazioni climatiche.

 

Qui però, più che una descrizione puntuale, vorrei solo raccogliere a freddo alcune sensazioni di massima; esiste già un importante diario giornaliero scritto durante il viaggio sul nostro blog e vi rimando a quello.

L’aspetto più importante è stato tenersi fuori dai percorsi turistici e dalle conseguenti prassi, abbiamo vissuto nelle case e nelle strutture delle Onlus, con le persone che negli anni sono diventate amiche di Fabio e Claudine e che ci hanno introdotto accompagnandoci per mano nelle loro realtà e presentandoci come ospiti al resto delle comunità. Penso alle nostre autiste di autorickshaw, Devi, Bavanhi e Guna che ci hanno portato nelle loro abitazioni nello slum di Chennai (Gandhi Nagar, dove opera Speed Trust), a Selvin e Indra che ci hanno ospitato e accolto nella loro meravigliosa Onlus dedicata ai “bambini speciali”, Prema Vasam, per finire con Namaste, dove siamo stati ospiti per due settimane, vivendo a stretto contatto con i ragazzi del progetto Click e tutti gli altri.

 

Incontri umani, amicizie, sorrisi e sentimenti di tristezza nel ripartire alla fine. Tantissimo materiale raccolto, sia a livello di documentazione (eravamo lì anche per questo motivo) che di esperienza umana, culturale.
Siamo partiti direttamente dal lato B dell’India, nulla di turistico nel senso convenzionale del termine, con una percezione di ciò che accadeva catalizzata, decodificata e accelerata grazie all’esperienza di chi ci accompagnava.

 

 

 

L’India è un universo, vi si trovano tutti gli opposti che anziché scontrarsi sembrano invece muoversi in una sorta di contrappunto musicale, si completano, a volte tragicamente per le condizioni limite alle quali sono soggette alcune categorie di persone, soprattutto bambini e donne, ma che portano con sé e trasmettono una serie di esperienze di vita incredibili, nelle reazioni a questo status sociale delle persone che sono a dir poco meravigliose.
La gioia di quello che si possiede, l’eleganza e la dignità con le quali si affronta ogni giorno, la dedizione e la gratitudine nel cogliere le opportunità offerte dallo studio, sacro, che si somma all’entusiasmo senza freni nell’abbracciare alcuni extra fortuiti, come lo è stato il nostro progetto, e nel dare fiducia e affetto alle persone senza troppi filtri formali, restando (a volte un po’ troppo) nell’ambito del rigore dell’educazione ricevuta.

In poche parole ho incontrato dei ragazzi splendidi, tantissimi, e pensare che saranno parte delle generazioni future di questo paese (e del mondo, dato che mi sento da sempre cittadino dello stesso) mi fa essere un po’ più ottimista nel guardare avanti.

Namaste
Renato Greco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
© Renato Greco 2016