REPORT 2018-2019 “AGGIUNGI UN POSTO IN CLASSE” (SCHOOL PROJECT)


Quest’anno Daniela Perugini, ideatrice del progetto “Aggiungi un posto in classe”, mi ha coinvolto nello svolgimento delle fasi annuali del progetto. Questa idea di sostegno a distanza per lo studio si pone come obiettivo la sensibilizzazione educativa alla solidarietà di molte centinaia di studenti delle scuole superiori ed il sostegno a distanza di un coetaneo indiano.

Siamo partiti insieme per l’India a fine Novembre 2018 e da quando siamo arrivati alla sede dell’associazione, per le due settimane successive, è stato un’immersione completa nel progetto. Le nostre giornate passavano tra visite presso le case delle famiglie sostenute tramite il progetto, la raccolta delle informazioni sugli sviluppi familiari e i confronti serali sulle varie famiglie che avevamo visitato in giornata. Intensissimo.
Così ho cominciato a capire come Daniela lavorasse e seguendola ho imparato tanto e in fretta, anche perché dopo due settimane è rientrata in Italia e io sono stato il suo inviato in India per i mesi successivi, e se conoscete Daniela saprete che è meglio essere precisi e dettagliati quando le si danno informazioni! A parte gli scherzi, il periodo con lei in India è stato veramente intenso e utilissimo per il prosieguo della mia esperienza, quando appunto ho continuato le visite alle famiglie dei ragazzi e delle ragazze sostenute tramite il progetto e ho raccolto informazioni mandando in Italia i vari aggiornamenti.

La parte del progetto “Aggiungi un posto in classe” che si svolge sul territorio indiano consiste quindi nel visitare le famiglie degli studenti sostenuti presso la loro casa e nel valutarne la situazione per capirne eventuali necessità particolari, valutare nuove situazioni di bisogno per i nuovi sostegni da proporre alle classi del primo anno e mantenere un rapporto di aggiornamento e scambio di informazioni tra India e Italia.

Poco dopo il mio rientro in Italia, come ogni anno verso la fine dell’anno scolastico (anno scolastico indiano finito e anno scolastico italiano verso la conclusione), Daniela ha organizzato le skype call tra le classi italiane che hanno aderito al progetto e i loro coetanei indiani sostenuti a distanza e mi ha invitato ad andare nelle classi con lei. Tra i vari problemi di connessione con l’India, i problemi di connessione alla rete della scuola e l’ansia relativa perché fosse tutto ben pianificato e le chiamate fossero tutte svolte, Daniela ed io siamo riusciti ad uscirne in maniera quasi impeccabile.

L’approccio degli studenti italiani alle videochiamate mi ha fatto riflettere sull’importanza di questa iniziativa nelle scuole. Io sono stato uno studente di Daniela e con la mia classe, quando frequentavo il liceo, abbiamo sostenuto gli studi di un nostro coetaneo indiano, a migliaia di chilometri da noi. La forza di questo progetto, quello che lascia ai ragazzi e alle ragazze che partecipano, risiede nel mettersi veramente a confronto con un coetaneo dall’altra parte del mondo, che vive in un contesto totalmente diverso. Mettere a confronto le abitudini, scoprirsi uguali nelle differenze, fa riflettere e permette a tutte le persone coinvolte, compresi anche gli insegnanti, di uscire dal perimetro che tutti tendiamo a delimitare intorno a noi.

Mi sono reso conto che molti studenti italiani tendevano a voler fare domande senza però prima farsi una domanda fondamentale: quello che è accessibile per noi è accessibile anche per loro?
Dopo aver preso consapevolezza che questo è il punto di partenza, si può seguire la spinta della curiosità e della voglia di condividere per entrare in una conversazione positiva.
Vedere la curiosità e la partecipazioni di molte classi, l’affetto che si percepisce da alcuni studenti che sostengono da qualche anno lo stesso studente indiano, e la felicità dei ragazzi indiani in videochiamata, che hanno aspettato quel momento tutto l’anno e si presentano per la videochiamata perfetti, ripagano tutto il duro lavoro necessario al funzionamento del progetto.
La mia presenza, essendo appena tornato da un periodo di volontariato in India con l’associazione, durante il quale ho anche seguito lo School Project, ed essendo stato parte del progetto quando ero uno studente del liceo, ha suscitato interesse e domande da parte soprattutto degli studenti più grandi. È stato bello parlare con loro e percepire la loro curiosità e la voglia di sapere. Si sono forse resi conto veramente che andare in India a trovarli è veramente possibile anche per noi ragazzi. Ad ogni studente che si è interessato e con cui ho parlato non ho esitato nel dire di fare un’esperienza di volontariato all’estero appena ne avessero avuto la possibilità. Non c’è modo migliore per sviluppare veramente il sentimento dell’ingiustizia e far nascere l’indignazione quando ci si ritrova faccia a faccia con essa.
“Sul sentimento dell’ingiustizia bisogna insistere e insistere e insistere. Andrebbe messo in cima agli obiettivi dei programmi scolastici” dice Domenico Starnone, che riflette poi anche su come sviluppare il sentimento di ingiustizia porti anche a controllare gli eccessi della sete di giustizia. Un periodo di volontariato all’estero, in un contesto di difficoltà sociali ed economiche, considerando il nostro background di provenienza, ci porta in maniera inevitabile, se affrontiamo la situazione criticamente, a riflettere sul concetto di giustizia e ingiustizia.

Ringrazio da parte mia e di Daniela ancora una volta l’istituto Alberghetti di Imola, che ci da la possibilità di presentare agli studenti il nostro progetto, gli insegnanti per la loro disponibilità nel coinvolgimento delle loro classi e, naturalmente, gli studenti che partecipano ogni anno!

Francesco Ragazzini
volontario Namaste