Porterò sempre negli occhi e nel cuore il ricordo di tutti e il sorriso dolce dei “miei bambini”


Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Tutto iniziò dieci anni fa. Era il mio compleanno: cinquant’anni di una vita felice e fortunata; cose che però non hanno molto senso e significato se non sono condivise. Le condivisi con tantissimi amici , in una grande festa. Ma volevo anche che fosse un’occasione per dare un po’ di felicità anche a chi aveva di meno.

Una amica, Elisa, mi parlò quasi per caso della onlus Namastè e delle attività che svolgeva in India. Con l’aiuto anche degli amici giunti alla mia festa, raccolsi un po’ di soldi per l’adozione a distanza di tre fratelli: Ancy e Jincy, due sorelle, che allora avevano undici e dieci anni, e il loro fratello Jayson, di sette. Vivevano in povertà con la mamma vedova in un villaggio rurale nel cuore del Kerala, estremo sud ovest dell’India.

Da allora, attraverso Namastè li ho seguiti per tutti questi dieci anni. Ho sempre scritto loro lettere di incoraggiamento, ho supportato il loro corso di studi, sempre più impegnativo, anche economicamente. Ma ora, finalmente, li ho conosciuti: sì, sono andata in Kerala, alla sede della Namastè Wings to Fly, ho conosciuto il personale e ho visto le loro attività. Ma soprattutto ho incontrato loro, che ormai sono adulti. Una grande emozione. Oggi Jayson sta per terminare le scuole superiori. Le due ragazze stanno già seguendo corsi universitari. Niente meno! Il loro destino è completamente cambiato. O quasi. Io pensavo che avrebbero potuto godere, in futuro, dell’autonomia delle donne che hanno una professione ben pagata e che si rendono indipendenti. Forse non sarà proprio così. Quella realtà sociale è diversa dalla nostra e mio malgrado mi sono resa conto che non si può pretendere di arrivare e rivoltare tradizioni secolari, per quanto profondamente ingiuste e discriminatorie. Forse quel piccolo passo, di avere un buon lavoro, permetterà loro di avere un futuro non eccezionale, ma almeno normale. Di avere un destino di matrimonio combinato ma senza l’aggiunta dell’onta e del disonore di non avere nemmeno una dote. Cose che mi fanno rivoltare di rabbia. Ma la loro dolcezza, insieme al loro sguardo determinato, mi fanno sperare che sapranno far valere i loro diritti, per quanto possibile. La mia promessa è di non abbandonarli. Se servirà ci sarò per aiutarli, li sento come fossero figli miei, davvero.

Namastè sta facendo un lavoro umanitario incredibile con personale preparato e efficiente. La presenza di Valeria Palmieri (*), che purtroppo non ho potuto conoscere, aleggia ovunque anche nel cibo che ti offrono nella loro sede, la casa di Vellanad: la pasta al sugo e il bollito, come in Italia, come a casa.

Porterò sempre negli occhi e nel cuore il ricordo di tutti e il sorriso dolce dei “miei bambini”.

E grazie a Namastè.

Paola Assom

Ho visitato la casa di Namastè a Vellanad nel gennaio 2020 con la mia amica di sempre, Rita Bruno.

(*) Fondatrice di Namaste e presidente dell’organizzazione fino al 2016, scomparsa per una grave malattia nel 2019 (N.d.R.)