Nepal, aggiornamento giugno 2015


Carissimi amici e sostenitori,

qualche giorno fa abbiamo avuto una lunga riunione con Barbara Monachesi e sua sorella Michela, le responsabili dell’Associazione “APEIRON”, in Nepal ed in Italia. La riunione è stata molto fruttuosa ed abbiano avuto notizie importanti  in base alle quali, e ad un fittissimo scambio di mail successivo, abbiamo preso alcune decisioni, di cui desidero rendervi partecipi. Spero che troverete il tempo per leggere tutto !

Ad oggi ( 21 giugno 2015) abbiamo raccolto 76.725 €: una cifra veramente considerevole e che mi rende molto orgogliosa e felice di poter dare un contributo così sostanzioso per sollevare questo popolo da una disgrazia così grande e così già dimenticata dai mass-media.

Di questa cifra, 20.000 € sono stati donati poco dopo il terremoto per l’acquisto di pacchi cibo e kit di sopravvivenza per lattanti e puerpere. Il tutto è già stato distribuito, a Kathmandu ed in altri villaggi non raggiunti da altre organizzazioni, perfino con gli elicotteri. La gente di Jumla ( la valle in cui è in corso da anni il nostro progetto-patate) , pur  poverissima, ha comunque contribuito agli aiuti alimentari con qualche quintale di fagioli! Ora però questa emergenza è passata (nel senso che ci sono altre organizzazioni che se ne occupano) e abbiamo deciso di dedicarci ad altro, e cioè alla ricostruzione, o meglio a dare alla gente rifugi dignitosi che resistano alla forza dei monsoni in arrivo e ricreino un’atmosfera familiare di “normalità”, e soprattutto scuole.

Abbiamo scelto un distretto, quello di Dhading, dove Apeiron opera da anni con la comunità degli spaccapietre, e che è stato quasi totalmente raso al suolo, e in particolare il Comune di JHARLANG, composto in realtà da 11 villaggi. Conoscendo la gente e i loro “capi”, infatti, qui possiamo muoverci con maggiore efficacia e sicurezza del buon fine. In questo distretto ci sono  850 famiglie senza casa (su un totale di circa 1100) e senza scuola. Per tutto il distretto le autorità locali hanno stabilito le necessità, per quanto concerne scuole e casette temporanee, e quali tipi di costruzione utilizzare da parte delle organizzazioni umanitarie, al fine di prevenire ulteriori disastri (la terra continua a tremare) e dare un riparo alla gente ed una scuola agli studenti. Le costruzioni sono standard, studiate dagli ingegneri governativi e con costi fissi, a cui si devono aggiungere i notevoli costi di trasporto, che in molti casi deve essere effettuato parzialmente a mano, in quanto la maggioranza delle strade, su queste impervie montagne, è stata distrutta dalle frane o non esisteva neanche in precedenza per veicoli di certe dimensioni.

Foto 1 Casette temporanee in lamiera ondulata e bambù

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Foto 2   Scuole semi-temporanee in acciaio

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Come potete vedere dalle foto, gli edifici scolastici sono delle strutture in acciaio, sormontate da un tetto in lamiera ondulata e con fondamenta in cemento, chiuse ai lati da una plastica, molto resistente, flessibile ed impermeabile, chiamata “tarpaulin”.  Il loro costo si aggira sui 5000 € l’uno, comprensivo di trasporto, e comprende anche i servizi igienici e un sistema idrico per l’acqua potabile. Si tratta di edifici semi-permanenti, in quanto potranno essere usati così anche per 3 anni, ma sarà possibile, in seguito, renderli permanenti con lavori non troppo costosi per le pareti esterne. Le casette invece sono di lamiera ondulata ripiegata a “serra” e chiuse ai lati da pali di bambù e plastica. Questi sono davvero solo rifugi temporanei, in grado di resistere alla furia dei monsoni in arrivo, ma che saranno sostituiti, in seguito, da casette in muratura o altro materiale locale, che però utilizzeranno questa lamiera per il tetto. In tutta la zona le case hanno questo tipo di tetto, economico e non pericoloso. Il loro costo è di circa 200 € l’una,

Verificando le nostre disponibilità economiche , e consultandoci con i capi-villaggi e i direttori delle scuole locali, abbiamo quindi scelto, dall’elenco del governo, i villaggi in cui operare e cosa fare:

1)  Nel villaggio che chiameremo Jharlang 3  (in realtà si tratta di 5 diverse frazioni con nomi distinti), la Namastè, tramite gli amici di “Apeiron”,  costruirà la scuola e 126 casette, per una popolazione di circa 800 abitanti. Non abbiamo foto della scuola distrutta e del villaggio, perché è piuttosto inaccessibile (servono parecchie ore di arduo cammino per raggiungerlo), ma più o meno il sito e la scuola ci è stato descritto come molto simile a quello della foto qui accanto. Costo totale di scuola e casette (5000+ 25.200) : 30.200 € ..

2) In un altro villaggio, che chiameremo Jharlang 4, invece, molto più grande e popoloso,  ricostruiremo l’intera scuola,   facendo  4 edifici per 300 studenti (ogni edificio ha circa la capienza di 80 bambini) . La scuola distrutta dal sisma era nuovissima, e per questo i muri perimetrali ed il tetto sembrano intatti alla vista, ma in realtà sono stati lesionati e dovranno essere demoliti, in quanto non utilizzabili per nessun altro scopo: una piccola scossa basterebbe a farli crollare. Attualmente i bambini fanno scuola in tende provvisorie, che però non resisteranno ai monsoni, probabilmente. Costo totale per il villaggio : 20.000 €

Foto 3,4, 5 e 6: la scuola di Jharlang 4 dopo il sisma

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  • Assumeremo una insegnante, che ci è stata richiesta, per la scuolina degli spaccapietre, dove una sola insegnante deve seguire 70 ragazzini. Il costo è di 1750 €  per un anno.
  • Compreremo un po’ di materiale didattico per gli asili (200 €).
  • In un altro distretto, confinante con questo, quello di Rasuwa, opera invece, in modo completamente diverso perché le autorità locali hanno stabilito regole diverse, un’altra associazione a noi amica, “ASIA onlus”, esperta di emergenze. Anche loro stanno costruendo scuole, ma con caratteristiche diverse. Sono in materiale locale (legno e bambù) e quindi molto meno costose (anche le spese di trasporto sono molto inferiori), ma non potranno diventare permanenti. Dovranno essere demolite, tra uno o due anni, però il materiale usato sarà in parte riutilizzabile. Nel distretto ne servono 36. La provincia di Bologna ne ha finanziate 19. Noi ne finanzieremo altre 5. Il loro costo è di 2000 € l’una, comprensivo di bagni e fornitura d’acqua potabile. Per un totale di 000 €.

Le scuole del distretto di Rasuwa che andremo a ricostruire.

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Per concludere, ci siamo impegnati per 10 edifici scolastici, 126 casette e qualche altra cosetta, per un totale complessivo di  82.150 €. Non li abbiamo ancora tutti, ma contiamo su alcuni benefattori che ci hanno promesso qualcosa…. E su tutti voi, naturalmente !

I progetti per il futuro sono quelli di adottare in toto il villaggio di Jharlang 3, facendoci carico, man mano che avremo qualche disponibilità finanziaria, dei bisogni primari  (acqua, bagni, medicinali, eventualmente cibo), di quelli scolastici (uniformi, quaderni, zainetti, materiale per la scuola) ed eventualmente di qualche mini-progetto di produzione di reddito (allevamento di qualche animale, produzione di patate, altro…). A chi quindi ci aveva chiesto di adottare un bambino nepalese, chiediamo, invece, di adottare tutti e 38 i bambini della scuola, offrendo, a seconda delle disponibilità, uniformi, quaderni o zainetti a tutti loro, o finanziando qualcosa per il villaggio. Infatti, a parte le difficoltà di comunicazione, che rendono estremamente complicato seguire i bambini individualmente, non ci sembra neanche moralmente corretto, in una situazione di estremo bisogno generale, distinguere e privilegiare alcuni bambini rispetto ad altri, visto che frequentano la stessa scuola e sono a stretto contatto gli uni con gli altri.

SITUAZIONE GENERALE: i riflettori dei mass-media sul Nepal sono ormai definitivamente spenti, come se tutto fosse tornato alla normalità, visto che non ci sono più europei dispersi . Ma laggiù (o, meglio, lassù) 2 milioni di persone non hanno una casa, hanno perso tutto ciò che avevano (spesso anche familiari), non hanno un lavoro (almeno molti di loro) e in questa situazione i più deboli sono vittime di soprusi e violenze di ogni genere. Solo qualche giorno fa, per esempio, proprio nel Comune di Jharlang dove noi andremo ad operare, la Polizia ha scoperto dei loschi individui che avevano prelevato 26 bambini e bambine da portare a Kathmandu per qualche traffico illecito. Già molti bambini rimasti orfani a causa del terremoto sono “scomparsi” e il dubbio che siano stati rapiti è quasi una certezza. La situazione sanitaria (sta imperversando l’Epatite E), ma anche quella alimentare e logistica sono più gravi nei grandi centri e soprattutto a Kathmandu, dove Apeiron ha messo su un campo di rifugio sicuro per donne e bambini. Ci dice Barbara: il campo  “dà asilo a circa 400 persone (80 famiglie), tutte evacuate dal Distretto di Sindhupalchok. Le famiglie non hanno più niente al villaggio di origine. Lo staff di Apeiron ha incontrato una donna alla quale non era rimasto nemmeno un bicchiere per bere. Gli animali, i pochi rimasti, stanno morendo di fame.”

Le conseguenze del sisma sono di portata inimmaginabile: “ ll terremoto in Nepal ha spostato la cima dell’Everest di 3 centimetri a sud-ovest. Ma l’altezza sembra rimasta la stessa. Il sisma ha cambiato la geografia e la topografia di intere zone del Nepal, con la formazione di nuove piccole vallate a causa di frane, sbarramenti di fiumi e torrenti e crolli di interi versanti di colline. Anche se ora le scosse di terremoto sono di magnitudo decisamente inferiore, nei prossimi anni si sentiranno ancora le conseguenze di questo sisma” .

Ancora adesso si verificano ovunque frane disastrose. E il monsone è arrivato, pur se ancora debole. La gente dei “nostri” villaggi da due mesi dorme principalmente sotto teli di plastica sostenuti da 4 paletti Non tende ( le poche disponibili sono state usate per le scuole, ma tettoie soltanto.

Per chi fosse interessato giovedì 2 Luglio a partire dalle ore 20.30 presso il Parco Fellini di Gambettola (in Via Sopra Rigossa, 785) Apeiron sta organizzando una cena per raccogliere fondi da destinare alle famiglie del Comune di Jharlang. Per saperne di più o per prenotazioni scrivere a apeiron@apeiron-aid.org o telefonare al 340 3192188 (Michela).

Ringrazio con tutto il cuore, insieme ad “Apeiron”, “Asia-Nepal” e la popolazione nepalese, tutti coloro che hanno voluto dimostrare concretamente la loro solidarietà donando qualcosa. Spero che il loro numero crescerà ancora: come potete vedere con poco si può fare veramente tanto in un paese così povero e così malridotto.

In attesa di ulteriori notizie, vi saluto augurandovi una estate serena e senza monsoni!

Valeria e lo staff di Namastè