I volontari raccontano: la testimonianza di Georgia


Il mio progetto per quest’estate era di fare un’esperienza di volontariato perché da un lato credo che sia molto importante per la formazione di sé stessi e dall’altro si relaziona ai miei studi, Diritto Internazionale.

Sono rimasta alla base di Namaste di Vellanad per la durata di sei settimane, tra giugno e luglio; in questo modo non solo sono entrata in contatto con un’altra cultura e altre persone ma ho potuto vedere come è organizzata e come lavora un’associazione di volontariato non governativa.

Ero già stata a contatto con l’India in seguito a un viaggio insieme ai miei genitori, per cui non è stato un completo shock culturale; tuttavia vivere e lavorare in un posto offre una nuova prospettiva dal semplice visitare.

Andare in India comporta sicuramente un’apertura di mentalità, perché è un paese con una cultura in un senso molto simile a quella italiana ma dall’altra molto diversa: è pur sempre Asia!

L’associazione compie un lavoro assai concreto per diversi motivi. Ho visitato molte famiglie, asili, dopo scuola, progetti e case famiglia durante la mia permanenza e la sensazione è sempre stata quella che l’albero sta producendo dei frutti. Infatti Namaste non finanzia progetti o istituzioni locali già operanti, ma preferisce eseguirli in proprio realizzandoli fin dal principio grazie all’aiuto di personale dipendente locale (all’interno dell’associazione lavorano solo Indiani!). In questo modo il denaro che viene erogato dai benefattori è tenuto sotto stretto controllo. Namaste quindi non dà elemosina ma cerca di costruire nel modo più efficiente possibile un futuro per persone bisognose che in seguito potranno diventare indipendenti e contare sulle proprie forze.

Io ho avuto la fortuna di vedere i progetti in attività sia in Kerala sia in Tamil Nadu: produzione di reti da pesca, zainetti e quaderni, il progetto capre e mucche, il supermercato coop.

Quello che mi ha colpito di più è stato la produzione a mano delle reti da pesca da parte delle donne del villaggio. A lungo termine questo progetto è risultato essere molto fruttuoso poiché i pescatori tornano da queste donne per riparare le loro vecchie o bucate reti, cosa che invece non è possibile se si comprano quelle industriali. Quindi va a beneficio sia delle donne sia dei pescatori! È stato bello visitarlo perché attorno a loro vi erano raccolti dei bambini che giocavano o guardavano semplicemente trasmettendo così un sentimento di amore e famiglia, che è l’elemento portante dell’associazione Namaste.

Vivendo all’interno dell’associazione 24 ore su 24 con gli altri volontari e membri dello staff si crea infatti questo senso di appartenenza, anche perché si viene subito accolti dalle persone che vi lavorano e abitano come già parte di loro. Soltanto la disposizione geografica della base di Vellanad mi ha fatto sentire a casa perché è un po’ distanziata dal centro del villaggio e gli uffici con le camere da letto al piano di sopra, la casa delle mamme, l’asilo e la girls home sono tutte raccolte in un unico pezzo di terreno. In questo modo ci si sente veramente parte di un’unica famiglia in cui tutti si aiutano a vicenda: è insomma un ambiente molto protetto.

La disposizione dello staff è equamente divisa tra il lavoro di ufficio al computer e fuori sul campo; i volontari offrono un grande contributo soprattutto riguardo l’aggiornamento del database, che occupa gran parte del lavoro. Qualche volta può diventare noioso perché è un lavoro molto ripetitivo però si può sempre chiedere di andare a fare qualche giro, andare a giocare con i bambini o visitare le ragazze alla girls home. Io e quest’altra ragazza abbiamo pensato che una possibile alternativa al mandare le lettere ai diversi adottanti sarebbe assegnare una password attraverso la quale l’adottante può accedere direttamente al database e avere notizie dei propri bambini più spesso. Altrimenti, un’altra possibilità, per sprecare meno denaro, tempo e carta, sarebbe mandare le lettere via e-mail ai benefattori che si trovassero d’accordo con tale cambiamento.

In conclusione non sono solamente felice di essere andata a Vellanad quest’estate perché ho realizzato il mio desiderio, ho conosciuto persone nuove e visitato un paese che io trovo meraviglioso ma anche perché sono felice di aver lavorato per Namaste, come associazione di per sé. Ormai nel mondo troviamo milioni di organizzazioni non governative che operano; tuttavia spesso ci si chiede sulla loro natura, sul loro lavoro e soprattutto che fine fa il denaro che viene donato. Io non mi sono mai sentita così orgogliosa di me per il fatto di offrire il mio aiuto e il mio tempo a un’associazione che sfrutta a pieno le proprie potenzialità. Quindi consiglio a tutti di provare questa meravigliosa esperienza.

Georgia, agosto 2011