Diario indiano di una volontaria Namaste: ricordi e immagini indelebili


Sono arrivata a Namastè il 9 agosto insieme ad altre cinque amiche, piena di curiosità e con poche certezze su quello che mi aspettava, propositiva e consapevole che quel poco di esperienza accumulata negli anni di Università avrebbe comunque potuto essere preziosa per qualcuno.
Per rendere il racconto del viaggio e dell’esperienza a Namastè un po’ meno prolisso e forse stancante, ogni giorno ho raccolto alcune parole chiave, ciascuna delle quali si riconduce ad un ricordo indelebile della nostra esperienza, che insieme costruiscono l’immagine dell’India vista dai nostri occhi.

L’inizio di tutto ha il nome di cinque simpatici CLOWN di Bologna e di ABHISHEK, un bambino da un vissuto triste e complicato. Il primo pomeriggio siamo andati tutti a casa sua e i Clown hanno organizzato uno spettacolo solo per lui, con l’unico obiettivo di farlo sorridere, e ci sono riusciti!

Vellanad poi si è presto tinta delle persone e dei luoghi tappa fissa per chi visita Namastè: il CHAI di MARIO e il RISTORANTE. Mario, il cui vero nome rimane a noi ancora oggi ignoto, prepara il Chai migliore dell’India del Sud. Prima regola: mai ispezionare troppo a fondo le condizioni igieniche del luogo in cui mangi. Il ristorante è invece l’unico posto dove puoi cenare fuori a Vellanad, dove crediamo di aver capito che non cucinino altro se non tre tipi di pollo, che rimangono ad oggi una delle cose più piccanti che abbia mai mangiato.

La parola successiva è OCEANO, il quale ha composto lo sfondo del nostro secondo giorno. Durante le visite nelle case delle persone sostenute a distanza, aiutati dal fieldworker, ovvero la persona più a stretto contatto con le famiglie, controllavamo le loro condizioni e valutavamo eventuali bisogni o necessità. Alcune volte consegnavamo lettere o regali degli sponsor. Mentre l’odore di salsedine ci circondava, gli uomini giocavano a carte in riva al mare mosso e grigio e i bambini ci chiedevano di fotografarli. L’impatto non è stato facile, ma la gratitudine che queste persone hanno verso chi li aiuta e il sorriso con il quale ci hanno accolti nelle loro povere e semplici case hanno colmato una distanza che subito sembrava insormontabile.

Il primo fine settimana ha il volto dei BAMBINI DELLE CASE DI ANNA e di NAMASTE’, sulle note di SOKU SOKU BACI BACI SOKU SOKU VIRA VIRA, il tormentone della settimana. I nostri compagni clown hanno animato le giornate di decine di bambini, partendo dai bambini Tribal, le cui famiglie vivono nella foresta ma hanno voluto farli studiare, fino ai 100 bambini di Namastè, che hanno inscenato un divertente spettacolo.

La settimana era costellata dai QUADERNI dei pazienti. Ogni mattina e ogni pomeriggio, insieme a Vinod, Lekshmi, Hari, partivamo alla volta di luoghi più o meno sperduti per visitare i parenti dei bambini sostenuti a distanza o i bambini stessi. Quasi sempre appena arrivavamo i pazienti ci mostravano i loro quaderni scritti a mano, che altro non erano se non una specie di cartella clinica autogestita dove riportavano valori, parametri, dosaggi di farmaci e chi più ne ha più ne metta. In questi momenti con naturalezza ciascuna di noi acquisiva il suo ruolo: c’era chi visitava, chi faceva domande grazie alla traduzione di Vinod e Lekshmi, chi leggeva referti, chi controllava i farmaci, chi scriveva. Spesso le condizioni erano piuttosto contrastanti: c’era chi aveva entrambe le gambe amputate e viveva a più di 400 metri da una strada asfaltata ma ogni settimana andava a farsi visitare dal diabetologo; chi non aveva un materasso ma aveva un catetere vescicale fisso che veniva controllato regolarmente, chi non aveva il tetto ma aveva un frigo per conservare l’insulina; chi non possedeva quasi nulla, ma una sedia per accomodarci non ce l’ha mai negata. Noi allora ci siamo prese a cuore le loro storie e abbiamo cercato di approfondire la situazione, per quanto possibile, riportando inoltre quello che secondo noi poteva essere utile a migliorare le loro condizioni di salute.

INDEPENDENCE DAY. Con grande fortuna abbiamo partecipato a questa giornata speciale, durante la quale saree dai colori sgargianti, magliette vivaci e fiori dalle tonalità accese hanno contrastato per buona parte della giornata il grigio del cielo pronto a rovesciare su Vellanad l’ennesimo scroscio monsonico. Così tutti insieme, proprio tutti, abbiamo vissuto la cerimonia dell’indipendenza indiana, il corteo per il paese, pitturando le ore successive al pranzo con cori, canti, balli e ringraziamenti.

Infine, vorrei concludere questo racconto con i volti di coloro che hanno riempito le nostre giornate: prima di tutti Claudine e Fabio, tra le coppie più entusiaste e divertenti che abbia mai conosciuto; Matteo, l’inaspettato compagno che ognuno vorrebbe incontrare una volta atterrato dall’altra parte del mondo; Tadeus, per la sua allegria e i sorrisi sotto ai folti baffi neri e per il riferimento che è stato per noi; Jason, nostro autista di fiducia con il quale non siamo mai riuscite a comunicare, neanche per capire il suo vero nome; Nanda e Ashwathy, che ci hanno aperto le porte della loro stanza e consentito di conoscerle a fondo; Sonia, Sarga e Sandra, per le interminabili partite di Beach Volley sotto la pioggia; le bambine di Nisha Home, per i giochi, i canti, i balletti insieme; Annalisa, Elena, Chiara, Martina, Giulia, per avere condiviso con me tutto questo.

Laura Melotti
(volontaria Namaste)