Diario indiano di un volontario Namaste: la bicicletta rossa


La mia prima bicicletta era gialla. Un giallo di quelli accessi, vivi, e con le manopole rosa shocking. A distanza di anni, ripensando in maniera più distaccata e adulta alla mia prima bicicletta, in effetti non era proprio un piacere per gli occhi. Mi immagino oggi vedere un bambino di 5 anni che sfreccia su questa bicicletta con colori che non si azzeccano nemmeno per sbaglio, lanciato a tutta velocità contro un muretto senza il minimo controllo del mezzo.

Ma per quanto quella bicicletta fosse brutta, per quanto abbia messo pericolosamente a rischio la mia incolumità, era la MIA bicicletta, con cui potevo sfrecciare dovunque volessi a mio piacimento. Che poi era il giardinetto dietro casa, ma a me tanto bastava: era l’idea che rendeva quella massa gialla e rosa shocking cosi entusiasmante. Ed ancora adesso confesso che un sorriso mi è spuntato inaspettato ripensando a quell’obbrobrio con le rotelle. Soprattutto ricordo quando mia madre me la regalò: non stavo nella pelle, le mani mi formicolavano, le ginocchia tremavano dall’emozione. Ovviamente non sapevo andare in bici e non sapevo ancora quante volte avrei rischiato la mia vita, ma cosa poteva importarmi? Avevo la mia prima bici!

Sebbene siano passati diversi anni da quel momento, ho avuto la possibilità di riassaporare, anche se solo lontanamente, la stessa sensazione. Tra i mie compiti a Namaste, vi era anche quello di tradurre le lettere che i bambini inviano agli sponsor, e mi capitò tra le mani la lettera di S., un bambino come ce ne sono a centinaia di migliaia in India. Vive in una casetta in cima ad una collinetta sperduta nel Kerala, va a scuola tutti i giorni, ed è povero. La sua famiglia è povera, come lo sono tante famiglie che vivono nei dintorni. Tuttavia era contento, era contento della sua casa senza il pavimento intonacato, dei giochi che faceva a scuola con i suoi amici, ma c’era una cosa di cui sentiva la mancanza. Un piccolo tarlo nella sua testa, un desiderio che sapeva sarebbe stato irrealizzabile: una bicicletta solo per lui.

E così lo scrisse, parlava del suo piccolo sogno, della sua bicicletta possibilmente con colori che non offendessero la pubblica decenza. E io tradussi quella lettera, che S. sapeva non avrebbe portato a nulla. Ma, una volta ogni tanto, qualcosa di speciale succede, un insieme di eventi concatenati che, muovendosi in sincronia come un orologio, regalano emozioni tanto inaspettate quanto inebrianti. Infatti, quella lettera arrivò a Bologna, al negozio RIBIKE, che decise di far rivivere a quel bambino le stesse emozioni, la stessa adrenalina che provai io quasi vent’anni fa.

Insieme al segretario Namaste ed un manipolo di volontari ci precipitammo a comprare la sua bici che scegliemmo con un po’ più di gusto di quanto forse non fecero nel mio caso: una bici rossa fiammante, bellissima. La caricammo sul nostro furgoncino ed andammo a casa di S., il quale non aveva alcuna idea di ciò che stava per succedere.

Quella che inizialmente sembrava una collina, si trasformò velocemente in una montagna su cui inerpicarsi con una bici a mano, esperienza che mise a dura prova le nostre capacità fisiche. Accertato che non vi fossero dei caduti lungo la salita, chiamammo S., che uscì di casa tra sorpresa e confusione. Era così luminosa la sua espressione, di chi non sa bene cosa stia succedendo, che non capisce cosa ci facessero così all’improvviso degli uomini bianchi fuori dalla sua porta.

La confusione, tuttavia, si soffermò per poco sul suo viso, rimpiazzata repentinamente da una sorpresa quasi irreale. I suoi occhi si sgranarono di fronte a quella bici rosso fuoco: per esaurire l’immaginario, mancava solo che si stropicciassero gli occhi con fare incredulo, ma ancora non era sicuro che quella bici fosse per lui.

Ogni tanto, negli stadi, si usa dire “non succede… ma se succede…” e mai frase potrà cogliere meglio quella sua espressione di chi desidera ardentemente qualcosa, che quella sia la sua bici, ma, per scaramanzia, per timore, non può dirlo ad alta voce, perché l’incantesimo potrebbe spezzarsi.

Ed invece, di tanto in tanto, i miracoli accadono: il Liverpool ha recuperato in finale 3 goal in dieci minuti ed ha vinto. S. ha avuto la sua bici, il miracolo è successo.

Grazie a RIBIKE, grazie a NAMASTE.

Matteo Milani
volontario Namaste

31 luglio 2018