Nepal: “Patate Namaste”


OBIETTIVO: integrare il reddito di 200 famiglie del distretto di Jumla – VDC di Patmara, grazie all’incremento della produzione delle patate, il miglioramento dei sistemi di stoccaggio e l’ampliamento del mercato per la vendita del tubero, unica risorsa di sostentamento per gli abitanti del posto.

Il distretto di Jumla è uno fra i più poveri ed arretrati del Nepal. Isolato dal resto del paese, interamente montuoso, con temperature glaciali per buona parte dell’anno ed un terreno molto povero, raramente garantisce ai suoi abitanti cibo per tutti i dodici mesi. Per peggiorare la situazione, nel VDC di Patmara (in cui il progetto ha luogo) ed in quelli limitrofi, l’unica attività economica rilevante è la coltivazione di patate, effettuata ancora con metodi antiquati.

Il progetto Patate Namastè, scaturito dall’incontro con la Presidente di Namaste – Onore a te, Valeria Palmieri e alla immediata sintonia creatosi con la Responsabile dei Progetti di Apeiron, Barbara Monachesi, parte proprio dalla constatazione che l’unica risorsa utilizzabile in loco è la patata. Grazie al miglioramento delle sementi, delle tecniche di coltivazione e stoccaggio ed, infine, grazie all’istituzione di collegamenti con mercati locali, il progetto mira a garantire la sicurezza alimentare e generare reddito sostenibile per 200 beneficiari (133 donne e 67 uomini) e per le loro famiglie.

Il progetto, secondo una strategia ormai consolidata, si articola in sette fasi fondamentali:

Analisi e studio: durante la quale viene effettuata la mappatura sociale del territorio, vengono coinvolti tutti i possibili stakeholders e si identificano i bisogni primari e quindi le attivita’ principali nelle quali si articolera’ il progetto.

– Fase preparatoria: durante la quale si creano dei gruppi informali con scopi solidaristici, di assistenza e sostegno reciproco sia a livello socio-assistenziale che economico. Ne sono stati creati 20.

– Assistenziale-emergenziale: in questa fase, solo eventuale del progetto, viene dato spazio alle segnalazioni dei gruppi informali, di casi di violenza e discriminazione particolarmente gravi che, come tali, non possono essere risolti sul posto. In questi casi le donne verranno inserite nella struttura di accoglienza CasaNepal, gestita da Apeiron a Kathmandu.

– Formativa: in cui si entra nel vivo del progetto. I beneficiari ricevono le prime lezioni. I corsi, tenuti da esperti locali, si susseguiranno a cadenze regolari per tutta la durata del progetto e copriranno tutta la vita del tubero, dalla semina allo stoccaggio.

Le donne al corso di formazione

Le donne al corso di formazione

– Start-up di impresa: in questa fase (destinata a durare per la maggior parte del progetto) i beneficiari mettono a frutto le conoscenze acquisite ed il materiale donatogli da Apeiron.

– Studio sulle forme giuridiche e settori di attività economica: l’obiettivo finale rimane sempre la formalizzazione dei gruppi, in modo da garantire al progetto una vita autonoma anche al termine del nostro intervento.

– Istituzionalizzazione dei gruppi informali: la fase più delicata, in cui i gruppi si emancipano dall’assistenza di Apeiron per diventare attività economiche a pieno titolo.

Nuovo pit-store per uno stoccaggio migliorato

Nuovo pit-store per uno stoccaggio migliorato

Durante la prima fase è stata selezionata una referente locale per le attività, è stato scelto il VDC in cui operare, Patmara, e le attività per raggiungere l’obiettivo: dalla distribuzione di sementi ad alta qualità alla costruzione di nuovi magazzini di stoccaggio per le patate. Dall’analisi effettuata in loco è infatti emerso che quelli tradizionali, semplici buchi nel terreno coperti con paglia e fango, portano ad una perdita annuale del 40% del raccolto. Per ovviare a questo problema si sono studiate varie possibilità, e si è infine scelto di adottare un sistema implementato in Afghanistan, in condizioni climatiche pressoché identiche a quelle presenti a Jumla; in sostanza, si tratta di migliorare l’efficienza dei pit stores (i magazzini tradizionali) aumentandone la circolazione dell’aria – per prevenire la formazione di muffe e funghi – e rendendoli inaccessibili a roditori ed altri animali, con l’utilizzo di grate e cemento. È la prima volta che in Nepal si introduce questo sistema, ed il NARC (Nepal Agricultural Research Center), coinvolto con entusiasmo nel progetto, si è già reso disponibile a monitorare i risultati.

Un altro problema fortemente sentito a Patmara è la cronica mancanza di strutture per l’irrigazione: per questo circa 4000 metri di tubo sono già stati acquistati e posti in opera. Infine, durante lla fase di studio ed analisi, è emersa l’esistenza di un fiorente mercato per i semi delle patate: si è quindi deciso di destinare il lavoro di 80 dei 200 beneficiari alla produzione di semi, costruendo anche un magazzino comunitario che potrà ospitare 10 – 15 tonnellate di sementi. Privilegiando sempre un approccio cooperativo e collettivo e rilevatasi l’esistenza di una cooperativa gia’ operante in loco, Apeiron ne ha predisposto il coinvolgimento. I beneficiari del progetto Patate Namaste’, infatti, ne diventeranno membri, e gestiranno il magazzino e la compra-vendita delle patate per mezzo della cooperativa medesima.

Alcune donne della cooperativa

Alcune donne della cooperativa

L’assenza di una mentalità imprenditoriale e, soprattutto, l’isolamento in cui si trova il distretto di Jumla (raggiungibile con 3-4 giorni di cammino dai principali collegamenti stradali o in aereo) sono le cause principali dello scarso mercato delle patate. Il piano per l’ampliamento del mercato e’ ancora in fase di elaborazione. Il suggerimento di Valeria, Presidente di Namaste’ – Onore a Te, di verificare i costi e la fattibilita’ per un piano di miglioramento della rete stradale (talmente povera allo stato attuale che costringe i contadini, soprattutto le donne, a trasportare tutto, comprese le patate, a spalle, in gerle fatte a mano) e’ stato accolto con entusiasmo ed e’ ora al vaglio da parte dello staff di Apeiron a Jumla e sara’ senza dubbio considerato parte integrante di un eventuale successivo intervento!

La sostenibilità dell’intero progetto è assicurata da diversi fattori: le scelte effettuate insieme ai beneficiari, l’utilizzo di materiali e manodopera locali, la gestione collettiva del magazzino per i semi e, soprattutto, il semplice miglioramento di qualcosa già esistente, senza voler introdurre alcunché di nuovo e potenzialmente destabilizzante per i delicati equilibri sociali, culturali ed ambientali della zona.

In partnership con APEIRON Onlus, nella persona di Barbara Monachesi

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